Infarto miocardico
Articolo realizzato in collaborazione con Clorofilla-Editoria Scientifica.
CHE COS'È L'INFARTO MIOCARDICO?
L’infarto del miocardio è una grave patologia che colpisce il cuore, l’organo che consente la circolazione del sangue, fattore essenziale per la vita umana. È suddiviso in quattro cavità, collegate a coppie (atrio/ventricolo) da valvole cardiache.
L’infarto del miocardio si verifica quando avviene un’ischemia, cioè quando si interrompe, per un periodo più o meno lungo, l’afflusso di sangue al cuore, provocando il danneggiamento o la “morte” (necrosi) di parte del tessuto del muscolo cardiaco. Ciò accade perlopiù a causa della formazione di un trombo, ovvero un coagulo di sangue che ostruisce una o più arterie coronarie, che portano al cuore il sangue ossigenato.
A seconda della gravità di questa ostruzione si possono distinguere più tipi di infarto al miocardio:
- infarto miocardico acuto (con occlusione totale o parziale del flusso sanguigno, che può causare un infarto fulminante)
- angina pectoris, nella quale la riduzione del flusso di sangue è temporanea e non comporta danni ai tessuti.
QUALI SONO I SINTOMI DELL'INFARTO MIOCARDICO?
I sintomi dell’infarto possono durare giorni. I più frequenti sono:
- dolore al petto;
- senso di pesantezza e costrizione al torace;
- dolore e formicolii alle braccia, in particolare al sinistro.
Anche il mal di schiena può essere sintomo di infarto, così come un dolore a collo, mascella e addome. Altri sintomi che possono presentarsi sono:
- nausea;
- vomito;
- sudorazione intensa;
- affanno;
- tosse e difficoltà respiratoria (dispnea);
- vertigini e capogiri;
- un senso di malessere opprimente, simile a quello causato da un attacco di panico.
Occorre sottolineare che i sintomi dell’infarto nelle donne sono spesso differenti da quelli che si manifestano negli uomini. Per esempio, spesso è completamente assente il dolore al petto e alle braccia e il quadro generale può erroneamente far pensare a un’influenza o a un’indigestione. Viceversa, il dolore o bruciore al centro del petto (in zona restrosternale) causati per esempio dal reflusso gastroesofageo possono essere falsi sintomi di un infarto.
In alcuni casi, invece, non vi sono sintomi: l’infarto miocardico silente, così viene definito, è molto pericoloso perché la patologia si manifesta quando il danno al cuore è già molto grave. Particolarmente a rischio sono le persone con il diabete.
È importante quindi fare attenzione ad alcuni segnali che talvolta possono essere sintomi premonitori dell’infarto: per esempio possono manifestarsi nei giorni precedenti forte stanchezza e debolezza senza apparenti giustificazioni, formicolii al braccio sinistro, vertigini e dispnea.
COME SI DIAGNOSTICA L'INFARTO DEL MIOCARDIO?
La diagnosi dell’infarto viene effettuata mediante una serie di accertamenti medici:
- l’elettrocardiogramma, che può confermare la presenza di un infarto e permette di individuare il tipo di lesione subentrata
- analisi del sangue, per misurare i marker cardiaci, cioè specifiche proteine presenti nel sangue.
Una radiografia e un’ecografia sono ulteriori accertamenti che consentono di mettere in evidenza le parti del cuore che hanno subito danni e la presenza di eventuali alterazioni delle funzioni cardiache o di complicanze dell’infarto a livello polmonare (come un edema).
Un’angiografia coronaria, o coronarografia, individua invece eventuali restringimenti od ostruzioni delle arterie coronariche che possono aver causato l’interruzione o la diminuzione di flusso sanguigno al cuore.
QUALI SONO LE CAUSE DELL'INFARTO?
Un’ostruzione delle arterie coronarie, frequentemente causate da accumuli di colesterolo e lipidi (aterosclerosi) è la principale causa di infarto. Tali placche riducono di conseguenza il flusso di sangue al cuore. Inoltre, sgretolandosi possono causare la formazione di coaguli (trombi) che a loro volta possono interrompere la circolazione sanguigna.
Più raramente l’infarto può essere causato dallo spasmo coronarico (ovvero una contrazione improvvisa e temporanea dei muscoli della parete dell'arteria), che interrompe il flusso sanguigno, o da un’embolia, l’occlusione di un’arteria coronarica da parte di trombi formatisi altrove.
COME SI CURA?
La terapia d’urgenza per l’infarto del miocardio è l’angioplastica coronarica, ovvero la dilatazione meccanica della coronaria occlusa e la sua riapertura tramite uno stent. Inoltre, il paziente può ricevere una terapia farmacologica trombolitica (che serve cioè a sciogliere il coagulo).
In alcuni casi si può far ricorso a un bypass coronarico, per ripristinare attraverso nuovi canali la circolazione sanguigna.
Successivamente, il paziente infartuato deve seguire una terapia farmacologica per contrastare le eventuali complicanze dell’infarto e prevenire nuovi attacchi di cuore.
Ѐ NECESSARIA UNA RIABILITAZIONE DOPO L'INFARTO?
Dopo un infarto sono necessari un percorso di riabilitazione cardiologica e una convalescenza adeguata per arrivare al completo recupero della forma fisica. Specialisti della riabilitazione, fisioterapisti, infermieri e dietisti mettono a punto un programma di recupero che prevede attività fisica e alimentazione corretta per irrobustire il cuore e tenere sotto controllo i valori di pressione arteriosa dopo l’infarto.
I tempi per il rientro al lavoro dipendono dalle lesioni subite e dal tipo di attività lavorativa.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO E I SOGGETTI PIÙ A RISCHIO? COME SI PREVIENE?
I fattori di rischio dell’infarto del miocardio sono molteplici. Su alcuni non si può intervenire, come per esempio età e sesso. L’infarto, infatti colpisce prevalentemente dopo i 45 anni gli uomini e dopo i 55 le donne. Inoltre, anche infarto e menopausa sono correlati: dopo la menopausa la frequenza dell’infarto aumenta nelle donne fino a diventare in età avanzata più alta rispetto agli uomini.
Anche la familiarità è un fattore di rischio: se un parente stretto (genitore, fratello, figlio) ha avuto un infarto in età giovanile si è esposti a un rischio maggiore rispetto a chi non ha eventi del genere in famiglia.
Molti altri fattori di rischio, però, sono modificabili ed eliminabili, perché dipendono dallo stile di vita e dall’alimentazione:
- obesità e sovrappeso;
- sedentarietà;
- un’alimentazione ricca di grassi saturi, colesterolo, zuccheri e sale;
- consumo di alcol, tabacco e droghe;
- ipertensione arteriosa;
- diabete e livelli alti di glucosio nel sangue;
- livelli elevati di colesterolo “cattivo”.
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COSA BISOGNA FARE IN CASO DI SOSPETTO INFARTO?
Al minimo sospetto di un infarto del miocardio è importante chiamare immediatamente un’ambulanza, telefonando al 112. Nell’attesa dei soccorsi il paziente deve evitare sforzi e restare a riposo. Può essere utile, se il farmaco è a disposizione e il soggetto non è allergico, somministrare acido acetilsalicilico, che aiuta a fluidificare il sangue.
COME CAMBIA LA VITA DOPO L'INFARTO?
Dopo un infarto del miocardio sono spesso necessari alcuni cambiamenti nello stile di vita. È importante, infatti, agire su tutti i fattori di rischio modificabili:
- tenere sotto controllo il peso corporeo;
- smettere di fumare;
- evitare l’alcol;
- seguire un’alimentazione sana ed equilibrata (povera di cibi grassi, sale e zuccheri);
- fare attività fisica moderata.
Possono inoltre essere prescritti per lunghi periodi farmaci antiaggreganti piastrinici (come l’acido acetilsalicilito), beta-bloccanti, ACE inibitori e sartani, ipocolesterolemizzanti.
L’attività sessuale dopo un infarto può tornare a essere perfettamente normale e non costituisce un fattore di rischio per un nuovo episodio. Possono presentarsi, però, in un primo momento problemi di disfunzione erettile, associati allo stress e all’ansia conseguenti all’infarto.
CARDIOLOGIA E RIABILITAZIONE CARDIOLOGICA
L’attività di Cardiologia e di Riabilitazione Cardiologica di Auxologico offre una risposta completa e di elevata qualità per tutti i problemi del cuore:
- gestione delle urgenze cardiovascolari nel Pronto Soccorso cardiologico-neurologico;
- riabilitazione cardiologica dopo eventi acuti (infarto), interventi cardiochirurgici, o in pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico;
- cura e monitoraggio del paziente affetto da condizioni croniche come insufficienza cardiaca, ipertensione, aritmie;
- prevenzione e diagnosi precoce dei fattori di rischio cardiovascolare.