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Neuropsicologia Clinica e Cognitiva: dal cervello alla mente

Pubblicato il 19/07/2023 - Aggiornato il 20/07/2023

Queste informazioni non sostituiscono in alcun modo il colloquio con il tuo medico di fiducia.

Prof.ssa Nadia Bolognini

Direttore Servizio di Neuropsicologia e Psicologia Clinica

La Neuropsicologia applicata alla patologia umana, ovvero la Neuropsicologia clinica, si occupa dal punto di vista diagnostico e terapeutico delle alterazioni di funzioni cognitive connesse a lesioni o disfunzioni di particolari aree cerebrale nell’uomo. Queste funzioni cognitive si alterano selettivamente quando si modificano (a causa di patologia o di esperimenti) certe aree cerebrali.

Per esempio sono funzioni cognitive, ciascuna modificabile con alterazioni di specifiche aree cerebrali:

  • la capacità di produrre o di comprendere il linguaggio parlato o scritto;
  • la capacità di orientarsi nello spazio;
  • la capacità di calcolo;
  • la capacità di attenzione;
  • la memoria;
  • la capacità di programmare attività finalistiche attraverso gesti in sequenze complesse (funzioni “esecutive”) ecc.

Chi è  e cosa fa il neuropsicologo?

Dal punto di vista universitario il termine indica una specializzazione post-laurea magistrale in psicologia o, in passato, in medicina.

Attualmente il curriculum dello specialista comprende una laurea magistrale di 5 anni in Psicologia a cui si aggiungono 4 anni di Specializzazione in Neuropsicologia. La Specializzazione, oppure il possesso di titoli professionali valutati dall’Ordine come equipollenti, resta vincolante ai fini della possibilità del professionista di qualificarsi come “Psicologo Neuropsicologo”.  

La Neuropsicologia clinica, comunque la si voglia denominare, resta una Disciplina specialistica unitaria assai complessa, estremamente utile in Medicina e applicabile ogni qual volta vi siano sufficienti evidenze di una causa organica identificabile del deficit di particolari funzioni cognitive. Questo non esclude, ovviamente, che essa debba integrarsi nella cura del singolo paziente sia con la Psicologia clinica sia con discipline mediche come Neurologia, Fisiatria, Geriatria, Psichiatria.

Sorge però una domanda: le lesioni cerebrali sono sempre così isolate da alterare singole “aree” funzionali? Certamente no. La lesione di un’area cerebrale altera le sue connessioni con altre aree che possono entrare in sofferenza a loro volta. Talvolta le alterazioni organiche cerebrali possono essere troppo diffuse perché i diversi disturbi cognitivi  si possano affrontare ragionevolmente come se fossero indipendenti. Si parla allora di “deterioramento cognitivo” e, nei casi più gravi e conclamati, di forme di demenza.  


Il deterioramento cognitivo

In medicina  è ormai  invalso l’uso del termine “deterioramento cognitivo”. Il termine vuole indicare il declino del funzionamento cognitivo, di ordine fisiologico nel caso dell’invecchiamento o patologico nel caso di malattie neurodegenerative, con disfunzioni graduali di diverse funzioni “cognitive”. Il termine abbraccia diverse forme di demenza qualora il deterioramento cognitivo comprometta l’autonomia nella vita quotidiana.

La diagnosi formale di demenza è di competenza medica, è molto complessa e richiede spesso professionalità multiple non soltanto neuropsicologiche ma anche neurologiche, psichiatriche, geriatriche. Si consideri che oggi si parla di demenze al plurale perché questa diagnosi tende a differenziarsi in molte classi diverse mano a mano che le conoscenze neurologiche aumentano.

Un quadro di “deterioramento cognitivo” si innesta spesso (anche se non sempre) su patologie degenerative che si diffondono progressivamente a vaste aree cerebrali e sono in gran parte, almeno per ora, rallentabili ma non guaribili. Viceversa, un tipico ictus da ischemia cerebrale o l’escissione di un tumore cerebrale benigno provocano una lesione che non ha tendenza a evolvere anatomicamente (anche se le conseguenze della disconnessione con altre aree cerebrali possono manifestarsi e progredire nel tempo).


La collaborazione con il Logopedista

Quale è il ruolo specifico del Logopedista rispetto a quello del Neuropiscologo? Il Logopedista ha una Laurea sanitaria triennale ed esegue trattamenti di varie forme di alterazione del linguaggio parlato e scritto (afasie, dislessie, disartrie), sulla base della diagnosi del Neuropsicologo.

Questa figura si occupa anche di disturbi della deglutizione (disfagie) e della produzione della voce (disfonie). Tutti questi problemi sono assai comuni in un Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria o di Neuroscienze. Non sorprende, dunque, che il Logopedista sia il tecnico sanitario di riferimento per molti specialisti: il Neuropsicologico e il Fisiatra in primo luogo, ma anche il il Neurologo, il Geriatra, il Foniatra, l’Otorinolaringoiatra.


Neuropsicologia e Psicologia Clinica in Capitanio

Il Servizio di Neuropsicologia e Psicologia Clinica dell'Ospedale Auxologico Capitanio diretto dalla Prof.ssa Nadia Bolognini afferisce al Dipartimento di Scienze Neuroriabilitative diretto dal Prof. Luigi Tesio

I neuropsicologi intervengono su richiesta dei medici del Dipartimento per effettuare diagnosi e terapia su pazienti ricoverati e ambulatoriali che presentino alterazioni di specifiche funzioni cognitive (linguaggio, memoria, orientamento spaziale ecc.).

Alcuni specialisti neuropsicologi svolgono anche funzione di sostegno psicologico “generale” ai pazienti e alle loro persone di assistenza (familiari e/o caregivers). Infatti alcuni specialisti sono formati specificamente anche in Psicoterapia. I trattamenti del linguaggio sono svolti da logopedisti che afferiscono direttamente al Dipartimento. 

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