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Coronavirus e Vitamina D

Pubblicato il 29/04/2020 - Aggiornato il 30/11/2022

Prof. Luca Persani

Direttore U.O. Endocrinologia e Malattie del Metabolismo - Auxologico San Luca

Direttore Centro Diabetologia

Direttore Centro Tiroide

Direttore Centro Malattie del Metabolismo Osseo e Diabete

Direttore Centro Endocrinologia Ginecologica e Andrologica

Direttore del Dipartimento di Endocrinologia e Malattie Metaboliche

Direttore del Laboratorio di Ricerche Endocrino-Metaboliche

CORONAVIRUS E VITAMINA D: C'È UNA RELAZIONE?

Si sono diffuse molte voci a riguardo, ma è importante sottolineare che al momento non è stata verificata scientificamente nessuna relazione tra vitamina D e Coronavirus: ci sono solo ipotesi. Non si sa ancora inoltre se la carenza di vitamina D renda più esposti al coronavirus e ai suoi effetti negativi.

È riconosciuto invece che l’ipovitaminosi D (la carenza di vitamina D) sia associata a un aumento delle infezioni in generale, anche virali, e che la supplementazione con vitamina D riduca le infezioni delle alte e basse vie aeree.

ASSUMERE VITAMINA D PUÒ ESSERE CONSIDERATA UNA STRATEGIA DI PREVENZIONE DEL SARS COV 2?

Alla luce di quanto appena detto potrebbe: ma prima di affermarlo con certezza, dovrebbe essere dimostrato da studi che almeno verifichino un’associazione tra ipovitaminosi D e il nuovo coronavirus.

ISOLAMENTO: COME BILANCIARE LA MANCATA ESPOSIZIONE ALLA LUCE SOLARE?

È quasi impossibile con la sola dieta controbilanciare l’ipovitaminosi D da ridotta esposizione alla luce solare: è necessario che, accertato lo stato di ipovitaminosi o nei soggetti a rischio di ipovitaminosi D, venga fatta una supplementazione per via orale, come raccomandato dalla attuale nota AIFA 96.

QUALI SONO LE RACCOMANDAZIONI GENERALI PER LA POPOLAZIONE?

È importante cercare di passare tempo all’aria aperta (almeno 30-60 minuti al giorno) ed eventualmente, in caso di reale ridotta esposizione, assumere supplementi di vitamina D almeno nei mesi invernali

Secondo la nota AIFA 96 possono assumere vitamina d, dietro consiglio del medico: "persone istituzionalizzate, donne in gravidanza o in allattamento, persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa o osteopatie accertate non candidate a terapia remineralizzante (vedi nota 79), persone con livelli sierici di 25OHD < 20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate), persone con diagnosi di iperparatiroidismo secondario a ipovitaminosi D, persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia; una terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D; malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto”.

MALATTIE METABOLICHE CHE ESPONGONO AL COVID-19

Fra le malattie metaboliche, al di là della ipovitaminosi D, esistono altre condizioni che espongono a un rischio maggiore di evoluzione negativa della malattia COVID-19.

Tra queste ricordiamo le più importanti:

  • l'ipercortisolismo endogeno o esogeno (cioè assunzione di elevate dosi di corticosteroidi) per l'azione immuno-soppressiva;
  • l'ipertiroidismo grave o non controllato per il rischio di scompenso cardio-circolatorio;
  • il diabete mellito e l'obesità per il rischio aumentato di infezioni e conseguenze cardio-vascolari.

LEGGI ANCHE: COMPLICANZE DEL COVID-19 NEI PAZIENTI CON MALATTIE ENDOCRINE

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Articolo del 29/04/2020, revisionato il 30/04/2020.


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