Come gestire la sconfitta con l'aiuto dello psicologo
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Psicologia On-Line: Video OpinionPubblicato il 23/02/2022 - Aggiornato il 02/10/2025
Queste informazioni non sostituiscono in alcun modo il colloquio con il tuo medico di fiducia.
La vita e lo sport ci mettono spesso di fronte a ostacoli da superare. A volte possiamo uscirne sconfitti, ma è importante saper gestire le proprie emozioni per sollevarsi dopo la caduta e ricominciare.
- La "cultura della sconfitta"
- Come gestire una sconfitta sportiva in modo costruttivo
- Prendi consapevolezza del risultato e del perché
- Dai il giusto valore al risultato negativo
- Elabora stati d’animo ed emozioni negative
- Confrontati con i compagni
- "Goal Setting": poniti nuovi obiettivi dopo una sconfitta
- Rialzarsi dopo una sconfitta personale
- Il Servizio di Psicologia Clinica di Auxologico
- Prenota con Auxologico
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Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto. Michael Jordan
La "cultura della sconfitta"
Ogni atleta, sia di sport individuale che di squadra, come ci insegna il grande campione di pallacanestro Michael Jordan, sa che prima o poi farà i conti con una sconfitta, un risultato negativo, una prestazione sottotono.
La vittoria sembra essere l'unico metro per misurare il successo o l'insuccesso di una persona. Occorre primeggiare, sempre: a scuola, al lavoro, nella vita privata, nel raggiungimento dei propri obiettivi. La sconfitta non è contemplata, l'unico fine sembra essere il vincere.
Nella nostra società, e soprattutto tra i più giovani, sembra completamente essersi persa la cultura della sconfitta. La sconfitta spaventa, sempre. Spaventano le insufficienze, spaventa il perdere una partita, spaventa il non vincere una gara, spaventa non passare un esame, spaventa l'essere rifiutato a un colloquio di lavoro.
È esperienza comune che quando facciamo parte di un gruppo, che sia sportivo, politico, scolastico, è più facile essere ricettivi alle emozioni di chi ci sta accanto; viceversa quando anche un solo elemento di un gruppo è in dissonanza rispetto agli altri, il clima generale ne risente. Queste regole valgono anche nel mondo dello sport con importanti conseguenze sulla prestazione: è quindi possibile che le emozioni di un giocatore divengano quelle di una squadra intera.
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Come gestire una sconfitta sportiva in modo costruttivo
Ci sono alcune semplici indicazioni che possono essere utili per gestire la sconfitta e trarne il massimo insegnamento. Vediamole insieme
Prendi consapevolezza del risultato e del perché
La prima cosa da fare è prendere consapevolezza che la sconfitta è il risultato di una prestazione sportiva, cioè del modo in cui abbiamo affrontato la competizione, del modo in cui ci siamo impegnati e ci siamo messi in gioco. “Nulla accade per caso”, la sconfitta come la vittoria sono il risultato di un percorso e dunque si costruiscono con tutto ciò che facciamo, prima, durante e a volte anche dopo la gara.
Dai il giusto valore al risultato negativo
Assumersi la responsabilità del risultato, ci permette di uscire psicologicamente dalla logica della sfortuna, del caso, del vittimismo, e del senso di ingiustizia, che spesso si vive per non avere raggiunto il risultato sperato.
Elabora stati d’animo ed emozioni negative
Un’altra azione che uno psicologo dello sport compie per rendere la sconfitta un punto di ripartenza per il suo futuro sportivo, riguarda l’elaborazione degli aspetti emotivi del risultato negativo ottenuto. Per fare questo, bisogna elaborare le emozioni generate dalla disfatta, ovvero dare voce ai sentimenti negativi, come ad esempio la frustrazione per avere fallito, lo stress e la rabbia per la sconfitta, l’impotenza, la delusione e la tristezza per non avere raggiunto il risultato sperato di fronte ad un avversario che si è mostrato più forte di noi. Questo passaggio permette di:
- interrompere il cortocircuito mentale che determina la comparsa di pensieri negativi che finiscono per minare la nostra autostima come persone ed il senso di efficacia come sportivi;
- dare nuovo significato all’insuccesso;
- ritrovare nuovi stimoli ed obiettivi per le prossime competizioni.
Questo processo di rivisitazione delle emozioni, permette di uscire dall’idea che la sconfitta subìta sia un risultato assoluto e distruttivo.
Confrontati con i compagni
Dal confronto con i compagni, con lo staff tecnico e con sé stessi, nasce la possibilità di:
- accettare la sconfitta come dato di realtà;
- elaborare i sentimenti negativi;
- superare la delusione ed il senso di inefficacia;
- riorganizzare i pensieri e trovare nuove motivazioni;
- riprogrammare gli obiettivi e definire nuove strategie.
- Individuare dei Punti Deboli e dei Punti di Forza, come ancoraggio mentale
Dobbiamo chiederci cosa non ha funzionato dal punto di vista tecnico, tattico e psicologico ed allo stesso tempo cosa invece può conferire maggiore determinazione, forza ed efficacia durante una performance atletica. Tutto ciò permette all’atleta e al gruppo sportivo, di riprogrammare gli allenamenti, pianificare una nuova tattica e migliorare l’approccio emotivo in campo. Infatti, se non conosciamo i nostri limiti, abbiamo paura di guardarli ma se non ce ne occupiamo, non siamo nemmeno in grado di poterci migliorare.
"Goal Setting": poniti nuovi obiettivi dopo una sconfitta
In genere dopo una sconfitta, anche gli atleti e le squadre migliori, creano i nuovi obiettivi avendo come meta finale la realizzazione di una buona performance più che di un buon risultato.
Se, infatti, focalizziamo l’attenzione solo sul risultato, rischiamo di metterci in una condizione mentale di costrizione che finisce per inibirci. Al contrario essere determinati per la realizzazione di una buona performance agonistica, ci mette nelle condizioni mentali di dare il meglio di noi stessi, il che è un ottimo antidoto anche di fronte all’insuccesso: niente rimpianti, niente rancori.
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Rialzarsi dopo una sconfitta personale
Naturalmente, le situazioni percepite come fallimenti generano emozioni negative come delusione, rabbia, tristezza, frustrazione e insoddisfazione, tutti sentimenti adeguati a seguito di esperienze che producono stress e richiedono grandi capacità di riorganizzare la propria vita.
Ed è proprio credere nella capacità di poter superare l’evento ed adattarsi ad un cambiamento che fa la differenza nella percezione di un fallimento. Sentirsi falliti ci impedisce di poter credere che sia possibile rimettersi in gioco e trovare soluzioni alternative per gestire l’impatto di un evento spiacevole.
È commettere l’errore di non guardare tutto ciò che nella vita abbiamo fatto o raggiunto a prescindere da un risultato negativo e giudicarci globalmente per un solo aspetto.
È molto importante accettare il fallimento come uno dei possibili eventi nella vita di una persona. L’accettazione spiana la strada per la seguente riorganizzazione della propria vita, cosa che non riusciamo a fare se permane il vissuto fallimentare. Il modo in cui diamo senso e significato al mondo è molto importante perché da questo dipende il protrarsi della sofferenza o la capacità di rimettersi in gioco.
Questi sono, i “passaggi” che se svolti con il supporto di uno psicologo, permettono ad ogni persona, atleta, allenatore, tecnico o squadra sportiva, di utilizzare la sconfitta in modo costruttivo e creare una forma mentis vincente, in cui la disfatta non è sinonimo di fallimento cronico ma punto di partenza per una crescita umana e/o sportiva insieme.
Il Servizio di Psicologia Clinica di Auxologico
Il Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia nasce dalla collaborazione di Auxologico con la Facoltà e il Dipartimento di Psicologia dell'Università Cattolica di Milano, ed è sede di insegnamento del Master in Psicologia Clinica Sanitaria della stessa università.
L'attività di ricerca viene svolta congiuntamente dalle due istituzioni nel Laboratorio di Ricerche Psicologiche sui temi della prevenzione, diagnosi, trattamento e assistenza dei problemi psicologici delle patologie trattate da Auxologico, e porta alla sperimentazione di strumenti diagnostici e protocolli terapeutici innovativi e di modelli globali di intervento.
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