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Reumatologia: il nuovo primario è Sara Monti

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Visita Reumatologica Ecocolordoppler Arterie Temporali e Ascellari

Pubblicato il 29/07/2025 - Aggiornato il 29/10/2025

La Dott.ssa Sara Monti è il nuovo primario dell’Unità Operativa di Allergologia, Immunologia e Reumatologia di Auxologico. In questa intervista illustra il suo percorso professionale in Italia e in Gran Bretagna, sottolineando l’importanza di una diagnosi e di un trattamento precoce nelle malattie reumatologiche, nonché della necessità di un costante impegno multidisciplinare per l’inquadramento e monitoraggio delle possibili complicanze, incluso il rischio cardiovascolare, a cui le persone con patologie reumatologiche sono esposte.

Reumatologo: cosa fa?

«Spesso si pensa che il reumatologo si occupi esclusivamente di problematiche osteoarticolari - a volte identificate nel linguaggio comune come i reumatismi - e che la sua attività sia legata principalmente all’artrosi, una patologia degenerativa che insorge frequentemente con l’avanzare dell’età. In realtà il lavoro del reumatologo è molto più ampio e complesso gestendo anche malattie infiammatorie ed autoimmuni che possono manifestarsi a qualsiasi età. Alcune di queste sono malattie severe e sistemiche, in grado di coinvolgere diversi organi e di causare danni potenzialmente gravi.

Le malattie reumatiche sono patologie croniche ad alta complessità: il fatto che siano su base autoimmune significa che alla base vi sono complessi meccanismi immunologici. Spesso sono identificabili alcuni autoanticorpi che possono orientare la diagnosi, ma questi anticorpi non sono sempre presenti e la loro positività isolata non è sufficiente a porre una diagnosi. Per questo è compito del reumatologo costruire un quadro clinico globale delle condizioni del paziente, al fine di definire la diagnosi appropriata.

Personalmente ho scelto questa specializzazione perché la Reumatologia è un disciplina completa e affascinante. Le malattie reumatologiche possono coinvolgere tutti gli organi, richiedendo quindi una preparazione internistica generale oltre a quella specialistica del singolo settore. La ricerca scientifica riveste un ruolo centrale in questo campo: molti aspetti della reumatologia sono ancora sconosciuti e questo ha incentivato una rapidissima evoluzione dell’attività scientifica, sia per comprendere le cause delle diverse patologie, sia per definire sviluppare nuove terapie. Questa dinamicità mi ha affascinata, così come i numerosi ambiti di ricerca che devono ancora essere esplorati e approfonditi».

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Reumatologo in Ambulatorio e in Laboratorio scientifico

«Per fare ricerca clinica di qualità è necessario conoscere le sfide che si affrontano ogni giorno in ambulatorio e in reparto, per migliorare la cura dei pazienti e la gestione delle loro patologie. È proprio durante la pratica clinica, confrontandosi con gli aspetti ancora poco conosciuti di una malattia che si individuano le questioni che la ricerca scientifica deve approfondire.

L’altro aspetto imprescindibile della ricerca è la collaborazione: lavorare insieme a colleghi di diverse discipline permette di unire le competenze, esperienze e risorse. Da questa sinergia nasce la ricerca traslazionale, il cui obiettivo è di “traslare” i risultati ottenuti in laboratorio nella pratica clinica. In Reumatologia, questo approccio è stato ed è tuttora fondamentale, rappresentando la base sia delle continue innovazioni terapeutiche sia dei progressi nella diagnosi e monitoraggio delle malattie reumatologiche a cui stiamo assistendo.

In Auxologico questa costante collaborazione è particolarmente attiva, a partire dall’Unità Operativa stessa, che riunisce diverse figure professionali – reumatologi, immunologi e allergologi – favorendo una sinergia di competenze. Inoltre, la stretta interazione con il Laboratorio Sperimentale di Ricerche in Immunologia Clinica e Reumatologia, diretto dal Prof. Pierluigi Meroni, garantisce un collegamento diretto con la ricerca traslazionale, facilitando il trasferimento dei risultati scientifici nella pratica clinica e aprendo nuove opportunità per lo sviluppo di progetti di ricerca avanzata.

Penso sia gratificante, alla fine di una giornata in ambulatorio, raccogliere le idee e capire cosa si può migliorare. Le questioni ancora aperte in reumatologia sono molte: capire quali siano i meccanismi alla base dell’insorgenza delle malattie reumatologiche, studiare nuovi bio-marcatori che permettano una diagnosi precoce e un monitoraggio più efficace dell’attività della malattia, comprendere come ampliare i target e le opzioni terapeutiche per migliorare sempre più la qualità di vita dei pazienti. Ambulatorio e laboratorio sono due parti dello stesso lavoro che si integrano perfettamente». 

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Reumatologo con esperienza internazionale

«Nel 2016 ho lavorato per l’Università di Oxford come research fellow. L’ambiente internazionale di altissimo livello ha rappresentato un’esperienza senza pari che mi ha dato la possibilità di lavorare a fianco di uno dei massimi esperti di vasculiti, il Prof. Raashid Luqmani. Durante questa collaborazione ho perfezionato l’attività ecografica di indagine delle vasculiti dei grandi vasi che ho portato in Auxologico. Grazie a questa metodica, è possibile effettuare una diagnosi precoce e non invasiva nella maggior parte dei pazienti.

Grazie alla collaborazione con gli altri centri reumatologici d’eccellenza che effettuato l’ecografia delle arterie temporali ed extra-craniche in Europa, abbiamo potuto studiare meglio il ruolo dell’ecografia anche nel monitoraggio dell’andamento della malattia e dimostrato che questa può avere anche un ruolo prognostico nel predire il rischio di recidiva nel singolo paziente.

Le collaborazioni nazionali ed internazionali nel campo delle vasculiti e delle malattie reumatologiche croniche e sistemiche, finalizzate al confronto clinico e alla ricerca scientifica, sono in costante crescita, vedendomi attivamente coinvolta in numerosi progetti collaborativi di grande interesse, inclusa la stesura delle raccomandazioni nazionali ed europee per la gestione delle vasculiti dei piccoli, medi e grossi vasi.

Per arricchire lo scambio con i colleghi internazionali faccio parte di diverse Società e Gruppi di ricerca nazionali ed internazionali tra cui: 

  • EUVAS, la Società Europea per le Vasculiti;
  • OMERACT, prestigiosa organizzazione per lo studio delle misure di outcome in reumatologia;
  • EESG, European EGPA Study Group;
  • EULAR, la European Alliance of Associations for Rheumatology;
  • ACR, American College of Rheumatology;
  • ERN-RITA, network Europeo per le patologia autoimmuni, autoinfiammatorie, immunodeficienze e malattie rare;
  • Gruppo di Studio delle Vasculiti della Società Italiana di Reumatologia.

Collaboro inoltre con numerose Università a livello internazionale tra cui:

  • Università di Oxford;
  • Università di Cambridge;
  • Università di Lisbona;
  • Università della Pennsylvania;
  • Università di Bonn;
  • Università di Tubingen;
  • Hopital Cochin a Parigi.

In Italia, al momento, le collaborazioni sono con:

  • Ospedale Gaetano Pini a Milano;
  • Ospedale S. Maria Nuova a Reggio Emilia;
  • l’Ospedale Santa Chiara a Trento;
  • Azienda Sanitaria dell’Alto Adige a Brunico;
  • Ospedale Universitario di Padova.

A cominciare dall’Ospedale San Matteo di Pavia, per il quale ho lavorato per 12 anni prima di spostarmi in Auxologico, ho costruito una rete di scambio e confronto nazionale e internazionale per nutrire la mia attività di ricerca scientifica e offrire ai pazienti le soluzioni più moderne ed efficaci».

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Reumatologo e Arterite Gigantocellulare

«L’Arterite Gigantocellulare (precedentemente nota come arterite di Horton) è una vasculite dei grossi vasi che si manifesta dopo i 50 anni e che può portare a una cecità improvvisa, bilaterale e irreversibile. Si tratta di una urgenza reumatologica e la terapia deve essere avviata tempestivamente.

Per questa patologia specifica ho aperto un’attività di diagnostica precoce con l’ecografia doppler delle arterie temporali ascellari presso le sedi di Auxologico. Questo esame ecografico, unito alla valutazione clinica del reumatologo, permette una diagnosi non invasiva precoce e previene più frequentemente la comparsa di complicanze ischemiche che hanno un impatto enorme sulla qualità di vita dei pazienti».

Ecografia Doppler Arterie Temporali Ascellari


Reumatologo e malattie autoimmuni

«L'Unità Operativa si pone come obiettivo strategico quello di affermarsi quale centro di eccellenza per la diagnosi precoce, la presa in carico terapeutica e la ricerca traslazionale nella malattie reumatologiche croniche e autoimmuni. La diagnosi precoce rappresenta una sfida, poiché le patologie reumatologiche non sempre vengono riconosciute tempestivamente e i pazienti spesso raggiungono lo specialista reumatologo e un centro dedicato con un significativo ritardo diagnostico.

Un altro aspetto fondamentale della presa in carico è la remissione, oggi obiettivo perseguibile nel trattamento delle patologie reumatologiche: il nostro impegno è volto a ottenere l’assenza di sintomi e segni di attività di malattia al fine di minimizzare il più possibile i danni cronici che caratterizzano le malattie reumatiche e migliorare sempre più la qualità di vita dei pazienti».


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