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Tumore al seno, 10 anni dopo: la storia di Anna

Pubblicato il 23/10/2023 - Aggiornato il 31/10/2023

Nel 2009 Anna, una maestra che allora aveva 51 anni, facendo l’autopalpazione del seno sentì quello che poteva essere un nodulo.

Ho sempre fatto autopalpazione, fin da ragazza. Questo è sicuramente un consiglio che mi sento di dare a tutte le donne che leggeranno la mia storia: è importante anche controllarsi da sole, fatevelo insegnare dal medico e siate scrupolose e consapevoli. Siamo noi le prime a poterci accorgere se qualcosa nel nostro corpo è cambiato.

La diagnosi precoce è fondamentale. Nella famiglia del padre di Anna ci sono stati 4 casi di tumore al seno. Per questo Anna è sempre stata attenta e scrupolosa, facendo la mammografia ogni anno, come raccomandato dalle linee guida internazionali.
Il nodulo autopalpato è comparso pochi mesi prima della mammografia successiva. Per fortuna, era ancora molto piccolo.

Sapendo di avere familiarità, non ho esitato a farmi controllare: mi sono sottoposta a un’indagine diagnostica mammografica ed ecografica, che ha confermato la presenza del nodulo. Gli specialisti mi hanno detto che se avessi aspettato i tre mesi che mancavano al controllo annuale, la mia storia sarebbe stata diversa.

Mentre eseguiva gli esami che le erano stati prescritti, Anna ha conosciuto la Dott.ssa Miriam Bosco, Radiologa Senologa presso Auxologico.

In un momento così tragico, dove ti crolla il mondo addosso, la Dott.ssa Bosco è stata comprensiva e di supporto. Mi ha dato coraggio e speranza. Non dimenticherò mai quando mi ha chiamata nel suo studio, dopo avermi fatto la mammografia e l'ecografia, e, trovandomi in lacrime mi ha detto: “Non si preoccupi, tra vent’anni lo ricorderà come uno scivolone nella sua vita". 

A quel punto, su consiglio di una cara amica, Anna ha contattato il Dott. Silvano Poma, allora Senologo in Auxologico Pier Lombardo. Da lì è iniziato il percorso per trattare il tumore al seno: l’intervento, le terapie, le cure ormonali, la radioterapia.

È stato importante anche avere un’oncologa fiduciosa e comprensiva. Durante la prima telefonata, la Dott.ssa Corradini del Presidio Ospedaliero di Rho ha detto ad Anna alcune parole che lei ricorda ancora molto bene: “Capisco come deve sentirsi, il tumore potrà anche pesare pochi grammi, ma sono 20kg sul cuore”.

Poco dopo la conferma della diagnosi, Anna è stata operata di semplice quadrantectomia, attraverso cui le è stato asportato il tumore. Insieme all’intervento vengono controllati anche i linfonodi ascellari "sentinella", che fortunatamente non erano stati intaccati.
Grazie alla diagnosi precoce, Anna non ha dovuto affrontare la chemioterapia.

Poi hanno avuto inizio le sedute di radioterapia presso lo IEO, a cui Anna si è sottoposta per eliminare ogni possibile cellula tumorale rimasta dopo l’intervento, per impedire che il tumore si ripresentasse. La terapia da seguire successivamente è stata concordata con l’oncologa, e la cura ormonale è durata 5 anni.

Nel 2009, quando ha dovuto affrontare il tumore, Anna non ha voluto perdere neanche un giorno di scuola con i suoi studenti. Voleva condurre una vita normale e fortunatamente il suo percorso gliel’ha concesso.

Appena arrivavo in ospedale per fare la radioterapia, i tecnici del reparto mi distraevano chiedendomi della mia giornata e dei miei studenti. Chiacchierando con loro e con gli altri pazienti, la situazione diventava meno pesante. Anche qui ho riscontrato umanità e leggerezza nella mia cura.

Per i primi 2 anni dopo le cure, Anna ha avuto visite di controllo oncologiche una volta ogni 4 mesi, che con il passare del tempo sono diventate sempre meno frequenti. Superati i 10 anni, nella sua agenda medica sono rimaste solo mammografia e l'ecografia - una volta l’anno - esattamente come per ogni donna che non abbia mai dovuto affrontare una diagnosi di tumore mammario.

Nell'affrontare questa situazione, emotivamente e fisicamente difficile, sono stata fortunata. Infatti, da quanto è accaduto conservo il ricordo e l’esperienza di sanitari che continuano a essere dei punti di riferimento.
A chi vive esperienze di questo tipo vorrei dire di avere fiducia nel radiologo, nel chirurgo e nell’oncologo che vi assistono.
Fidarsi della struttura giusta è una delle cose più importanti.

Oggi Anna ha 65 anni, è in pensione e conduce una vita tranquilla, in cui il tempo è scandito dai suoi hobby e dai momenti passati in famiglia - in particolare con il suo nipotino. Quando il nipotino andrà all’asilo, lei e il marito vorrebbero viaggiare un po’ di più, e magari prendere una casa in Sardegna, terra ricca di miti e leggende in cui si sono sempre sentiti a casa.


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