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Gomito del tennista o epicondilite

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 Gomito del tennista o epicondilite
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A cura di

Dott. Vanni Petrachi

Responsabile U.O. Ortopedia - Auxologico Capitanio

Articolo realizzato in collaborazione con Clorofilla-Editoria Scientifica

CHE COS’È L’EPICONDILITE?

L’epicondilite, più nota con il nome “gomito del tennista”, è un disturbo a carico dei tendini che collegano i muscoli estensori del polso e delle dita alla parte esterna del gomito (epicondilo).

Si tratta di una tendinopatia caratterizzata da una degenerazione dei tessuti tendinei, che si manifesta con dolore e talvolta gonfiore, ed è causata generalmente da movimenti ripetuti e continuativi del polso e del braccio, come appunto quelli di un tennista.

QUALI SONO I SINTOMI?

Il sintomo principale dell’epicondilite è il dolore, che aumenta progressivamente di intensità nel giro di qualche giorno fino a diventare molto intenso; è localizzato nella parte esterna dell’avambraccio e può coinvolgere anche il polso e le dita delle mani, per esempio quando si stringono o si sollevano oggetti anche di piccole dimensioni o si ruota il polso. Al dolore possono associarsi la perdita di forza dell'arto superiore e talvolta il gonfiore del gomito.

QUALI SONO LE CAUSE? CHI È PIÙ A RISCHIO?

L’epicondilite è causata da un sovraccarico funzionale: movimenti ripetitivi dei muscoli estensori del polso e delle dita possono provocare lacerazioni microscopiche dei tendini che collegano questi muscoli all’articolazione del gomito.

Sono a rischio i lavoratori che devono effettuare movimenti ripetitivi del polso e delle dita (come per esempio camerieri o meccanici), chi pratica sport con attrezzi da impugnare (come tennisti, schermidori, golfisti), ma anche chi utilizza per molte ore un mouse.

Inoltre, anche l’età è un fattore di rischio: l’epicondilite è più frequente tra i 30 e i 50 anni.

COME SI CURA?

Generalmente l’epicondilite guarisce da sola, cercando di eliminare o ridurre le sollecitazioni dei muscoli estensori, evitando sforzi eccessivi e movimenti ripetuti. È utile anche effettuare impacchi di ghiaccio a cicli durante il giorno.

Se il dolore non si riduce, è bene rivolgersi al proprio medico di famiglia, che può diagnosticare l’epicondilite con una visita medica oppure, per escludere altre cause, può richiedere accertamenti, come ecografia, radiografia, risonanza magnetica.

Contro il dolore possono essere utilizzati antidolorifici o farmaci antinfiammatori non steroidei.

Di frequente viene consigliato l’utilizzo di un apposito tutore, che può essere applicato al per ridurre il carico di lavoro dei tendini interessati dalla patologia.

A seconda dei casi, può essere necessario fare ricorso alla fisioterapia o a trattamenti come ultrasuoni, tecarterapia o laserterapia.

Se i sintomi non migliorano entro 6-12 mesi, il medico può considerare la necessità di un intervento chirurgico per "rivitalizzare" la parte danneggiata dei tendini.

SI PUÒ PREVENIRE?

Per prevenire l’epicondilite è necessario evitare il sovraccarico dei tendini e i muscoli dell’avambraccio. Se l’epicondilite è causata dall’attività sportiva, è bene verificare con un allenatore o un istruttore se l’attrezzatura che si sta utilizzando è appropriata e se non ci siano errori tecnici o posturali nell’attività sportiva tale da scatenare la sintomatologia.

Può essere utile anche rinforzare la muscolatura dell’avambraccio e far precedere l’attività sportiva o lavorativa da esercizi di riscaldamento e di stretching.

U.O. ORTOPEDIA AUXOLOGICO

L'Unità Operativa di Ortopedia è una struttura di elevata specializzazione in cui vengono trattate tutte le principali patologie ortopediche utilizzando tecniche chirurgiche mini-invasive che permettono un rapido recupero funzionale e riducono il periodo di ospedalizzazione, garantendo risultati funzionali ed estetici ottimali

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