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Pazienti SLA: accumulo di ferro nel cervello

Pubblicato il 08/02/2021 - Aggiornato il 21/03/2023

È stato scoperto un accumulo di ferro nella corteccia motoria dei pazienti affetti da SLA e la Risonanza Magnetica Nucleare lo ha dimostrato. Il successo di questa scoperta è dovuto anche a un team di giovani ricercatori composto da medici, ingegneri, psicologi e tecnici di radiologia.

Fino a non molti anni fa la diagnosi di SLA era affidata a superspecialisti della malattia, spesso per “esclusione”, cioè escludendo altre patologie degenerative del sistema nervoso, non esistendo analisi specifiche per la SLA. Oggi, con i progressi della ricerca biomedica, le cose stanno fortunatamente cambiando.

La definizione di biomarcatori utili alla diagnosi della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) rappresenta un obiettivo determinante per formulare una precoce e sicura diagnosi ed avviare al più presto il paziente alla terapia più corretta e personalizzata.

LA COLLABORAZIONE TRA POLICLINICO DI MILANO, IRCCS AUXOLOGICO E UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

Con un contributo collaborativo del Policlinico di Milano, IRCCS Istituto Auxologico Italiano ed Università degli Studi di Milano ora siamo più vicini all’obbiettivo

La suscettibilità magnetica della corteccia motoria frontale dei pazienti affetti da SLA può essere misurata automaticamente e risulta alterata e correlabile con la sofferenza del I° motoneurone, uno dei due elementi responsabili della SLA accanto alla degenerazione del II° motoneurone.

“Il contributo di un gruppo di lavoro che si è affiatato negli anni – afferma il Prof. Vincenzo Silani, Professore Ordinario della Università di Milano e primario di Neurologia all’Auxologico Ospedale San Luca di Milano  – oggi si realizza con un prestigioso lavoro pubblicato da European Radiology che trova in un ricercatore molto valido, il Dott. Giorgio Conte primo autore del lavoro scientifico. La SLA polarizza la nostra attenzione da anni e la ricerca di biomarcatori è stata spasmodica: la possibilità di eseguire oggi una Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) e avere una informazione così rilevante accende la possibilità di una diagnosi precoce e/o la conferma diagnostica con un biomarcatore neuroradiologico alla portata di tutti”.

L'ACCUMULO DI FERRO COME BIOMARCATORE DELLA SLA

«Negli ultimi anni abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull’accumulo di ferro nella corteccia motoria dei Pazienti affetti da SLA – conferma il Dott. Giorgio Conte. Questo fenomeno può essere studiato mediante tecniche avanzate di RMN, in particolare lo studio quantitativo della suscettibilità magnetica. Quello cha abbiamo dimostrato è che la variazione di suscettibilità magnetica, e quindi di accumulo di ferro, nella corteccia motoria dei pazienti affetti da SLA avviene in maniera eterogenea nei diversi quadri clinici, e correla fortemente con i segni di compromissione del I° motoneurone. Nell’immediato presente questi risultati potrebbero incoraggiare l’utilizzo di queste tecniche di imaging per selezionare i pazienti con SLA che potrebbero beneficiare dell’utilizzo sperimentale di farmaci chelanti del ferro in trial farmacologici. Nel prossimo futuro l’obbiettivo è quello di migliorare le nostre tecniche per individuare minime variazioni di suscettibilità magnetica, e quindi avere uno strumento per la diagnosi precoce di malattia. È chiaro che quest’ultimo obbiettivo è legato anche alla possibilità di un ulteriore sviluppo tecnologico delle apparecchiature di RMN. Il raggiungimento dei nostri obbiettivi – precisa il Dott. Giorgio Conte - è frutto di una stretta collaborazione tra medici, ingegneri, psicologi e tecnici di radiologia, in particolare con l’apporto dell’ingegnere Valeria Elisa Contarino che ha guidato l’analisi delle immagini in questa ricerca».

«Sia il Dott. Conte, così come l’Ing. Contarino, lavorano nel mio team -  commenta il Prof. Fabio Maria Triulzi, professore ordinario di neuroradiologia della Università degli Studi di Milano e direttore della neuroradiologia del Policlinico – a sottolineare come la collaborazione di giovani studiosi ci ha largamente aiutato nel raccogliere un risultato non solo di valore scientifico, ma anche pratico. La Risonanza Magnetica conferma la estrema versatilità delle possibili applicazioni, offrendo oggi anche un potenziale biomarcatore per il paziente nelle fasi più precoci di malattia: la più recente letteratura accredita, infatti, in modo sempre più convincente l’origine corticale della patologia».

“La maggiore soddisfazione è avere visitato un paziente a cui la diagnosi di SLA non era ancora stata sospettata" – conclude il Prof. Vincenzo Silani - "fino a quando l’esecuzione di una RMN ha evidenziato la diversa suscettibilità magnetica corticale nel paziente che è stato quindi reindirizzato al neurologo inviante con il suggerimento di un'indagine approfondita per SLA che poi è stata diagnosticata.

Se ciò è vero, un esame relativamente veloce potrà aiutare a orientare la diagnosi talvolta complessa di SLA anticipando nel tempo l’orientamento terapeutico più appropriato”.

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LA U.O. DI NEUROLOGIA DI AUXOLOGICO

L’Unità Operativa di Neurologia dell'Ospedale San Lucaa direzione universitaria, è sede della Scuola di Specialità di Neurologia dell’Università degli Studi di Milano e partecipa al programma MD/PhD della stessa Università.

Inoltre è sede di ricerca distaccata del Centro Dino Ferrari   per la diagnosi e la terapia delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative dellUniversità degli Studi di Milano.

L’Unità Operativa è centro di riferimento nazionale per le malattie del motoneurone (SLA e altre malattie motoneurali).

LABORATORIO SPERIMENTALE RICERCHE IN NEUROSCIENZE

l Laboratorio studia le basi genetico-molecolari delle forme familiari e sporadiche di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e Demenza Frontotemporale (FTD) utilizzando tecnologie di sequenziamento di nuova generazione (NGS) per l’analisi dell’esoma e del Whole genome al fine di identificare nuovi geni causativi, nonché piattaforme di SNP genotyping per l’identificazione di fattori di rischio genetici.

Utilizzando diversi modelli cellulari di malattia (linee neurali transfettate, fibroblasti ottenuti da pazienti, cellule riprogrammate iPSC e indotte a differenziare in neuroni/motoneuroni), il Laboratorio studia le basi patogenetiche di SLA associate ai geni TARDBP, FUS e C9orf72 che inducono alterazione a livello del metabolismo degli RNA e risultano patogenetici nella SLA e FTD.

Su materiale biologico derivato da paziente (siero e liquor) il Laboratorio studia potenziali biomarcatori di malattia (biochimici, miRNA, esosomi).