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Infanticidio in Australia: la ricerca medica italiana aiuta a far luce sulle indagini

Pubblicato il 24/03/2021

Sta facendo discutere da anni, in tutto il mondo e ora anche in Italia, la vicenda di Kathleen Folbigg, che in Australia è stata condannata a 30 anni di carcere con l’accusa di avere soffocato i suoi quattro figli prima che avessero compiuto 2 anni.

Kathleen Folbigg ha sempre sostenuto la propria innocenza, dichiarando costantemente che la scomparsa dei poveri piccoli era da attribuirsi a una morte infantile improvvisa, quindi a cause naturali.

Nonostante ciò, l’accusa e i periti di parte non hanno preso in considerazione tale possibilità e i media, forti di una vita tragicamente travagliata della Folbigg, funestata addirittura dalla morte della madre uccisa da suo padre, non hanno esitato a bollarla come la “peggiore serial killer della nazione”.

Ora però la scienza, e in particolare, la scienza medica, potrebbe ribaltare la sentenza. E al centro della vicenda che coinvolge 90 eminenti scienziati per sostenere l’innocenza della Folbigg, c’è un italiano che ha avuto un ruolo determinante nel chiarire la vicenda attraverso una ricerca e la relativa pubblicazione apparsa di recente su EP Europace, una delle riviste della prestigiose pubblicazioni Oxford Academic, dedicata al trattamento e alla fisiopatolgia delle aritmie cardiache, organo ufficiale della European Society of Cardiology.

Lo scienziato italiano in questione è il Prof. Peter Schwartz, citato da un recente articolo del New York Times dedicato alla vicenda come “cardiologo e genetista cardiaco leader a livello mondiale a Milano”, oggi direttore del Centro per lo Studio e la Cura delle Aritmie Cardiache di Origine Genetica e del Laboratorio di Genetica Cardiovascolare di Auxologico. 

Il Prof. Schwartz è considerato un'autorità mondiale e assoluta in tema di aritmie genetiche, alla luce del fatto che da 50 anni si occupa di SIDS (morte in culla) e da quasi 20 anni con altri ricercatori ha dimostrato che circa il 10% di questi casi è dovuto alla sindrome del QT lungo. L’aspetto fondamentale e pratico della scoperta è che il pericolo cardiaco dei piccoli può essere identificato con un ECG (elettrocardiogramma) nel primo mese di vita e che, soprattutto, queste morti possono essere evitate. Inoltre, il gruppo di ricerca capitanato dal Prof. Schwartz (con il contributo fondamentale di Lia Crotti e di un partner americano di lunga data, Al George) nel 2013 ha scoperto che mutazioni sul gene della Calmodulina, molto rare, causano un alto rischio di morte improvvisa nell’infanzia.

“L’importanza del riconoscimento precoce di queste mutazioni genetiche”, spiega il prof. Schwartz, ”dipende dal fatto che con adeguate terapie molti di questi pazienti possono avere una vita essenzialmente normale. Nella maggior parte dei casi queste forme possono essere identificate con un elettrocardiogramma nelle prime settimane di vita. A volte le aritmie avvengono già nel periodo fetale e possono mettere sull’avviso anche prima del parto”.

IL CENTRO ARITMIE GENETICHE DI AUXOLOGICO

Il Centro Aritmie Genetiche di Auxologico è altamente specializzato nella ricerca e nella terapia delle forme di aritmie ereditarie (come Sindrome del QT lungoSindrome di Brugada, tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica, cardiomiopatie) con particolare esperienza nella diagnostica clinico-strumentale e nella diagnostica genetica in ottica di prevenzione. 

L'équipe, diretta dal Prof. Peter J. Schwartz, è composta da cardiologi-ricercatori di livello internazionale, con competenza specifica in ambito aritmologico, statistici medici e biologi molecolari che si occupano delle analisi genetiche a scopo diagnostico. 

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

Segreteria:  0255000.400 (ore 11.30-13.30, dal lunedì al venerdi) | centroaritmiegenetiche@auxologico.it
Servizio di Psicologia Clinica: centrosids@auxologico.it  
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