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Dopo il Covid? Possibili perdite di memoria e stanchezza mentale

Pubblicato il 18/02/2021 - Aggiornato il 15/05/2023

Studio di ricerca: conseguenze neurologiche post Covid

Uno studio coordinato dall’Università Statale di Milano, a cui ha preso parte anche Auxologico, indaga le conseguenze neurologiche nella fase post ospedaliera dei pazienti Covid, a distanza di 5 mesi: rallentamento mentale e difficoltà di memoria i sintomi più persistenti.

I pazienti che hanno superato il Covid-19 spesso, a distanza di tempo dalla guarigione e dalla dimissione dall’ospedale, lamentano rallentamento, stanchezza mentale, mancanza di lucidità e fatica nelle attività quotidiane come lavorare, guidare la macchina o fare la spesa.

Un recente studio pubblicato sulla rivista Brain Sciences riporta la valutazione delle funzioni cognitive a distanza di 5 mesi dalla dimissione dall’ospedale in un gruppo di 38 pazienti precedentemente ospedalizzati tra i 22 ed i 74 anni, senza disturbi della memoria o dell’attenzione prima del ricovero.

La ricerca coordinata da Roberta Ferrucci, che ha visto la collaborazione del Centro “Aldo Ravelli” del dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano, dell’ASST Santi Paolo e Carlo e dell’IRCCS Istituto Auxologico di Milano, documenta che 6 pazienti su 10 guariti dal Covid-19 hanno un rallentamento mentale e ottundimento e 2 su 10 riportano oggettive difficoltà di memoria. Questi disturbi non sono associati a depressione ma sono correlati alla gravità della relativa insufficienza respiratoria durante la fase acuta della malattia. Le alterazioni osservate si riscontrano anche in soggetti giovani.

II Professor Alberto Priori, direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Milano presso il Polo Universitario Ospedale San Paolo, commenta: “Questo è uno studio importante che dimostra per la prima volta che i disturbi di memoria e il rallentamento dei processi mentali osservati, in più della metà dei nostri pazienti, persistono anche mesi dopo la dimissione. Queste alterazioni possono, nei casi più gravi, anche interferire con l’attività lavorativa, particolarmente per chi ha un ruolo che richiede decisioni rapide, come gli stessi medici o gli infermieri. Il meccanismo per cui il virus altera le funzioni cognitive è complesso. L’interessamento del sistema nervoso origina sia da una diretta invasione da parte del virus, sia indirettamente attraverso l’attivazione dell’infiammazione e della risposta sistemica all’infezione”.

Il contributo della Dott.ssa Poletti e del Prof. Silani allo studio 

“Lo studio del neuroCOVID è destinato a diventare argomento di grande rilevanza – afferma la Dott.ssa Barbara Poletti, responsabile del Servizio di Neuropsicologia dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano – e questo primo lavoro prelude ad uno sforzo collaborativo volto a tracciare un quadro più ampio e relativo all’ impatto cognitivo-comportamentale della pandemia”.

“La necessità di seguire attentamente i pazienti che hanno presentato anche manifestazioni moderate di COVID-19 – conclude il Professor Vincenzo Silani, direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Milano presso l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano – viene ulteriormente sottolineata da questo importante lavoro: per questo abbiamo insieme avviato anche un largo studio nazionale volto a raccogliere sotto l‘egida della Società Italiana di Neurologia (SIN) una ampia popolazione di pazienti colpiti da neuroCOVID-19 nell’intento di seguirne le complicanze tardive, con particolare riferimento alle malattie neurodegenerative”.

LEGGI LA PUBBLICAZIONE SCIENTIFICA


La U.O. di Neurologia di Auxologico

L’Unità Operativa di Neurologia dell'Ospedale San Lucaa direzione universitaria, è sede della Scuola di Specialità di Neurologia dell’Università degli Studi di Milano e partecipa al programma MD/PhD della stessa Università.

Inoltre è sede di ricerca distaccata del Centro Dino Ferrari per la diagnosi e la terapia delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative dellUniversità degli Studi di Milano.

L’Unità Operativa è centro di riferimento nazionale per le malattie del motoneurone (SLA e altre malattie motoneurali).

Laboratorio sperimentale Ricerche in Neuroscienze 

l Laboratorio studia le basi genetico-molecolari delle forme familiari e sporadiche di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e Demenza Frontotemporale (FTD) utilizzando tecnologie di sequenziamento di nuova generazione (NGS) per l’analisi dell’esoma e del Whole genome al fine di identificare nuovi geni causativi, nonché piattaforme di SNP genotyping per l’identificazione di fattori di rischio genetici.

Utilizzando diversi modelli cellulari di malattia (linee neurali transfettate, fibroblasti ottenuti da pazienti, cellule riprogrammate iPSC e indotte a differenziare in neuroni/motoneuroni), il Laboratorio studia le basi patogenetiche di SLA associate ai geni TARDBP, FUS e C9orf72 che inducono alterazione a livello del metabolismo degli RNA e risultano patogenetici nella SLA e FTD.

Su materiale biologico derivato da paziente (siero e liquor) il Laboratorio studia potenziali biomarcatori di malattia (biochimici, miRNA, esosomi).