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Il nostro impegno di ricerca per cure migliori

Pubblicato il 14/12/2020 - Aggiornato il 20/12/2020

Natale 2020

Prof. Gianfranco Parati, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Auxologico Italiano

Non ci dimenticheremo facilmente del 2020. Un anno che ci ha segnati e ci ha costretti ad affrontare difficoltà impreviste e per noi inconsuete, legate alla tempesta scatenata dal SARSR-CoV-2. 

Tuttavia, nel periodo di pandemia, anche più che durante “tempi di pace”, la ricerca di Auxologico si è mossa con decisione e con efficacia. E questo nonostante le limitazioni alla presenza regolare in servizio del personale imposte dall’emergenza in atto. Nonostante ferie forzate, smart working, riduzioni dei compensi e cassa integrazione, l’area della ricerca di Auxologico ha reagito positivamente e con determinazione a questa crisi, consentendo, in parte almeno, di trasformare un ostacolo per molti aspetti drammatico in un'opportunità. 

Se da un lato il COVID-19 non ci ha concesso di proseguire una serie di studi clinici nei nostri tradizionali settori di ricerca, rendendo difficile sia il reclutamento sia il follow up dei pazienti, dall’altro la pandemia ha offerto opportunità nuove e diverse al nostro Istituto per perseguire la sua missione di eccellenza nella clinica e nella ricerca, stimolandoci a studiare i meccanismi della malattia COVID-19, a ricercare e sviluppare nuove tecniche diagnostiche e nuovi approcci per la prevenzione delle sue complicanze e a esplorare nuove possibili soluzioni terapeutiche e riabilitative. Ciò è testimoniato dal numero elevato di progetti sul  COVID-19 che sono stati presentati a bandi competitivi internazionali, nazionali e regionali, di cui una buona percentuale è stata finanziata. 

I PROGETTI DI RICERCA DI AUXOLOGICO SUL COVID-19

I progetti che abbiamo sviluppato spaziano su tutte le nostre aree di ricerca:

Abbiamo realizzato protocolli sulla riabilitazione e teleriabilitazione in remoto di pazienti dopo il ricovero per COVID-19 , abbiamo elaborato strategie per il loro follow-up nel tempo anche utilizzando moderne tecnologie di “Digital Health” e “mobile health”; abbiamo partecipato a cordate nazionali e internazionali per lo studio dei meccanismi genetici e del ruolo di fattori epigenetici nello spiegare la diversa gravità di questa malattia in soggetti diversi.

Abbiamo studiato i suoi meccanismi immunologici descrivendo tra i primi il ruolo del complemento nel COVID-19. Abbiamo studiato le conseguenze neurologiche di questa infezione virale, promuovendo  un progetto nazionale di “neurocovid”, e ci siamo occupati delle ricadute psicologiche negative di questa pandemia sia sui pazienti sia sugli operatori sanitari stressati da turni pesanti e da esperienze a volte emotivamente sconvolgenti.

Abbiamo indagato il ruolo di alterazioni endocrinologiche e metaboliche che spieghino l’aggressività di questa malattia nei diabetici e negli obesi. Abbiamo esplorato il ruolo di una deficienza della vitamina D nel determinare la gravità della malattia (“endocovid”).

Siamo i coordinatori nella rete IRCCS cardiologica nazionale della costruzione di un grande database, che include variabili e campioni biologici di migliaia di pazienti, per lo studio del “cardiocovid”.

Abbiamo esplorato nell’ambito di una rete internazionale, anche con tecniche di intelligenza artificiale, il contributo dell’imaging nella gestione di questa malattia. Abbiamo studiato il ruolo dei meccanismi cellulari di coagulazione nello spiegare le tromboembolie nel COVID, e abbiamo per primi indagato con metodiche invasive in terapia intensiva, insieme ai colleghi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il ruolo di un circolo vizioso tra alterazioni respiratorie e alterazioni cardiovascolari nel determinare danni sia al circolo polmonare sia alla struttura e funzione del cuore.

Abbiamo studiato con tecniche di telemedicina il comportamento della pressione arteriosa misurata a casa dai pazienti ipertesi che non potevano accedere alle nostre strutture. Infine abbiamo indagato, sempre insieme ai colleghi di Bergamo, il ruolo di sartani e ace-inibitori nel determinare la mortalità per COVID-19, soprattutto in soggetti anziani fragili. 

Abbiamo infine, ancora una volta per primi, pubblicato evidenze che suggeriscono come il Coronavirus provochi in chi sia affetto da apnee ostruttive nel sonno forme più severe di insufficienza respiratoria.

Un risultato quantificabile: le pubblicazioni scientifiche di Auxologico sono aumentate nel 2020 di circa il 30%: tra gennaio e inizio dicembre i nostri ricercatori hanno saputo sfruttare il lockdown per portare a compimento più di 580 pubblicazioni su riviste qualificate.

A nome di Istituto Auxologico Italiano non posso quindi che ringraziare tutti coloro che si sono prodigati per ottenere questi risultati: chi ha raccolto dati in reparto, chi li ha immagazzinati, elaborati e analizzati e chi li ha finalizzati in una pubblicazione scientifica, senza dimenticare chi ha offerto l’essenziale supporto segretariale, tecnico e amministrativo perché questi progetti e queste pubblicazioni potessero realizzarsi.

Auguri per un sereno Natale a tutti.