Il 17 novembre, nella prestigiosa Sala degli Angeli dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Auxologico ha presentato il 10° Rapporto sull’Obesità in Italia, un documento che da oltre venticinque anni rappresenta un punto di riferimento nazionale nel monitoraggio clinico, scientifico e sociale della malattia.
Durante l’evento, è intervenuto anche il Presidente di Auxologico IRCCS, Dott. Mario Colombo, che ha ripercorso la storia dell'Istituto e il ruolo pionieristico nella cura e nella ricerca sull'obesità.
Di seguito il suo intervento integrale.
Origini storiche: quando l’obesità non era ancora una “malattia”
"Nel 1958, al tempo in cui prendeva le mosse Auxologico, nella sede storica di Piancavallo, sulle montagne che fanno da corona al Lago Maggiore, la parola obesità era probabilmente poco pronunciata, forse sconosciuta.
Il nostro storico ospedale, che oggi riconduce più di ogni altro all’impegno nella ricerca e nella cura dell’obesità, si occupava ai tempi di altre patologie, comunque relate alla persona e al suo armonico sviluppo (da qui il nome “Auxologico”), interessandosi sin da allora di nutrizione, ma per le magrezze patologiche, i rachitismi e le malnutrizioni che nel dopo guerra erano assai frequenti.
Non era ancora scoppiata la bomba obesità, adesso si parla di “epidemia”, si incominciavano però ad intravedere ed indagare le correlazioni tra una “corpulenza eccessiva”, come la definivano gli antichi, e le condizioni di salute, ma senza una prospettiva clinico-scientifica ben definita.
Prevaleva ancora una curiosità estetica e morale che, purtroppo, anche se in termini decisamente meno accentuati, continua oggi ad aleggiare intorno alle persone malate di obesità".
L’ingresso dell’obesità nella ricerca clinica moderna
"E’ solamente in tempi recenti, a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, che l’obesità entra prepotentemente negli interessi della clinica e della ricerca in quanto se ne individuano le correlazioni e determinazioni con il diabete di tipo 2 e l’ipertensione: in tempi più recenti divenute di gergo comune con il termine “sindrome metabolica”.
E proprio in questo lasso di tempo, a partire dalla metà degli anni ottanta, che l’Ospedale di Piancavallo di Auxologico incomincia a concentrare le risorse mediche e scientifiche che lo faranno diventare con il tempo un punto di riferimento per lo studio e la cura dell’obesità.
Un ruolo pionieristico, inziato da medici e ricercatori ancora “non famosi”, il prof. Morabito, il dott. Barantani che avevano ben compreso che l’obesità era malattia, meritava di cure mediche e di relazione umana, ai quali si affiancarono i colleghi della scuola cardiologica del prof. Zanchetti, di quella endocrinologica dei professori Cavagnini e Faglia, degli psicologici del prof. Molinari e la grande competenza clinico-scientifica del prof. Liuzzi, maestro di vita e umanità".
Il primo Rapporto sull’Obesità e la visione multidisciplinare
"Sono oramai passati più di 25 anni, era il 1999, da quando venne presentato il primo Rapporto sulla obesità in Italia, edito e promosso da Auxologico con gli intenti prioritari di fare il punto sullo stato dell’arte nei protocolli di cura dell’obesità e nella ricerca scientifica, ma anche per accendere i riflettori della politica e dei mass media su questa malattia “emergente” della quale, negli anni successivi, se ne sono saggiati progressivamente gli aspetti devastanti.
Fin dall’inizio il Rapporto sull’Obesità in Italia volle essere un luogo di incontro tra clinici e scienziati di differenti discipline, italiani e stranieri, che condividevano nella pratica quotidiana, negli ambulatori, in ospedale, davanti al bancone di laboratorio, la sfida dell’obesità".
Obesità come malattia: una consapevolezza acquisita ma incompleta
"Oggi nessuno mette più in dubbio che l’obesità sia una malattia grave, distinguiamo pure tra obesità pre-clinica e clinica, siamo pure in grado di intervenire con cure personalizzate al pari delle altrettanto pericolose malattie come tumori, infarti, ictus.
Purtuttavia a un riconoscimento dell’obesità come malattia, in Italia così come in molti altri Paesi, manca ancora una normativa specifica e conseguenziale che possa sostenere efficacemente ed integralmente la persona malata e la sua famiglia nel percorso di diagnosi e cura, nel trattamento farmacologico, sul posto di lavoro, nella scuola e nelle attività sociali e soprattutto dare concreto sostegno ad efficaci programmi di prevenzione".
La recente legge italiana e le prospettive future
"Nel corso degli anni e delle legislature si sono avvicendati varie proposte di legge sulla obesità e a favore delle persone malate di obesità. Proprio in tempi recentissimi è stata approvata dal Parlamento italiano una legge che titola "Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” (Legge 3 ottobre 2025, n.149) che pone l’Italia all’avanguardia anche nella sfida a questa patologia. Il formale riconoscimento dell’obesità come malattia cronica progressiva e recidivante -e non solo come fattore di rischio- la correlazione con i Livelli essenziali di assistenza (LEA) e, soprattutto, la previsione di un Osservatorio nazionale presso il Ministero della Salute e degli stanziamenti economici specifici -che si auspica possano essere incrementati- fanno ben sperare in un nuovo approccio sistematico alla prevenzione, cura e riabilitazione della obesità, con un forte sostegno di sensibilizzazione sociale.
L’offerta sanitaria di qualità che il nostro Sistema Sanitario Nazionale già mette a disposizione per la persona malata di obesità in alcuni centri del territorio nazionale, potrà trovare nella nuova normativa recentemente approvata la base per costruire una rete nazionale diffusa ed integrata e generare una specifica normativa di sostegno sociale, lavorativo e previdenziale alla persona che è portatrice di questa complessa e grave patologia".
Centralità della persona e complessità della malattia
"Abbiamo ancora molta strada da fare per prevenire l’obesità, sconfiggerla dove non siamo arrivati in tempo ovvero ricondurla a malattia cronica.
Ed in questa strada complessa, fatta di ricerca, clinica ed analisi economiche, dobbiamo sempre avere presente che davanti a noi NON ci sarà un obeso, una malattia chiamata obesità, MA UN UOMO con la malattia obesità, con tutte le sue implicazioni cliniche, relazionali, lavorative e socio-economiche".
Gli avvertimenti che arrivano dagli Stati Uniti
"Ecco allora che alcuni segnali che ci vengono da un Paese a noi amico, gli Stati Uniti d’America, tradizionalmente precursore di ciò che avverrà in Europa ed in Italia, ci mettono in guardia.
Ci dicono oltremodo che l’obesità è una malattia molto seria, è un problema scientifico, clinico, di macroeconomia e anche di carità.
Che i nuovi farmaci rappresentino un passo avanti importante, che non eliminano però l’impegno nella prevenzione e nella cura dei casi più complessi no responding, è un dato di fatto.
I loro costi però sono importantissimi, da fare tremare i bilanci delle nazioni economicamente più solide: servono quindi studi pilota per definire priorità e popolazione di riferimento, una rete ambulatoriale ed ospedaliera specializzata ed una azione sulle case farmaceutiche per trovare un punto di compatibilità economico.
Settimana scorsa il presidente Donald Trump ha annunciato accordi con Eli Lilly e Novo Nordisk per ridurre drasticamente i prezzi di alcuni dei loro farmaci contro l’obesità, incluse le pillole di prossima uscita.
Gli accordi abbasseranno i prezzi dei farmaci GLP-1 per Medicare e Medicaid e offriranno i trattamenti direttamente ai consumatori a prezzo scontato tramite un sito web che l’amministrazione Trump lancerà a gennaio 2026.
Su un altro versante, sempre recentissime notizie, ci dicono che uffici consolari e ambasciate Usa nel mondo hanno ricevuto istruzioni di respingere le domande di visto di residenza a chi è pesantemente sovrappeso o affetto da diabete, a meno che non disponga di denaro sufficiente per curarsi a vita".
Costi dell'obesità e responsabilità collettiva
"Che l’obesità sia una epidemia con costi diretti ed indiretti impressionanti è un dato di fatto. Ma dietro la malattia, si chiami essa diabete, ipertensione, tumore o obesità c’è sempre un uomo, con la dignità che gli compete come individuo.
Ecco allora che la presa di coscienza del costo della obesità dovrebbe spronare ancora di più, a fare ancora di più: in prevenzione, in cultura medica e degli stili di vita, attivare una rete ambulatoriale specializzata in grado di intercettare immediatamente i segnali della malattia, delle strutture ospedaliere iper specializzate per i casi più gravi, regolare l’accesso alle nuove cure in funzione delle condizioni cliniche e socio-economiche.
Quindi il lavoro da fare è ancora tanto … e confido che se ne potrà parlare, con successo, nel prossimo Rapporto sulla Obesità in Italia".
Mario Colombo