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I benefici dello sport: la storia di Marta

Pubblicato il 15/04/2022 - Aggiornato il 14/02/2023

“Quante volte mi sono fatta male? Alla caviglia. Mi hanno operato entrambe le ginocchia. Mi hanno operato il polso. Ho avuto vari problemi muscolari, con strappi importanti al quadricipite, al bicipite, al retto femorale. E sono brutti infortuni. Poi ho avuto problemi al gomito e negli ultimi anni si fa sentire la cervicale. Insomma dopo 33 anni di scherma è quasi normale…”

Marta Cammilletti è una campionessa della scherma. Nella sua carriera trentennale ha vinto di tutto, competizioni nazionali e internazionali. Coppe del mondo, europei, mondiali. Nella categoria giovani e in quella professionistica. Quando l’hanno convocata per la prima volta nella Nazionale assoluta studiava ancora al liceo classico. Anche un mostro sacro come Valentina Vezzali ha perso ai quarti di finale di un campionato italiano assoluto contro Marta. Nei rari momenti in cui si è fermata per gli infortuni che hanno bloccato la sua tenacia, al suo fianco ha avuto il supporto di Auxologico e del Dott. Antonio Robecchi Majnardi, fisiatra e tra i componenti dell’équipe di Riabilitazione Neuromotoria di Auxologico.

“La prima volta che mi sono affidata all’opinione del Dott. Robecchi era ancora un giovane medico, avrà avuto 25 anni. Ma aveva già molto buon senso e soprattutto conosceva il mio sport, lo aveva praticato in prima persona, e per me era fondamentale. Quando ti fai male avere una diagnosi precisa è importante per capire se andare avanti con gli allenamenti e le gare, oppure decidere di fermarsi. Quando ho spaccato la caviglia a Roma nel 2016 mi ha aiutato a recuperare in tempi brevi: avevo davanti una gara per la coppa del mondo e avevo bisogno di capire se potevo provarci concretamente. Le persone che mi avevano visitato prima mi avevano tarpato le ali. È stato capace di proteggermi, mi ha consigliato cosa fare e cosa non fare perché il rischio era troppo alto. Alla fine ho partecipato. E ora ogni volta che ho un dolore alla schiena o alle ginocchia torno da lui”.

Quella di fermarsi o di rinunciare a una gara è una scelta che Marta contempla con molta difficoltà. La sua giornata tipo è: sveglia prestissimo; preparazione atletica prima di andare a lavorare; la giornata di lavoro normale come formatrice aziendale. Poi raggiunge la palestra, da Milano a Busto Arsizio, per l’allenamento quotidiano con l’allenatore e i compagni di squadra. A fine giornata torna a casa da sua figlia Azzurra e dalla sua famiglia. Il giorno dopo ricomincia tutto dall’inizio.

“Quando hanno chiuso la sezione di fioretto femminile dell’esercito con cui gareggiavo ho dovuto trovare il modo di non smettere di partecipare alle competizioni di massimo livello a cui ero arrivata. Nello stesso momento ho scoperto di essere incinta. Allora ho deciso di dimettermi, mettere da parte la laurea in Mercati dell’Arte, aprire la partita iva e trovare il modo di conciliare il lavoro con l’arrivo di mia figlia e la scherma. Ho fondato la mia società di consulenza e ho rinunciato alla maternità. 20 giorni dopo il parto ho ricominciato ad allenarmi e tre mesi dopo ho vinto la prima gara, una gara di qualificazione nazionale nel 2013. Così è iniziata una bellissima seconda vita sportiva. Senza un gruppo militare a sostenermi, il lavoro e una società da portare avanti, una bimba da crescere. Da circa 9 anni mi divido su questi fronti continuando a essere un’atleta di livello internazionale. Sono fortunata perché ho la possibilità di fare quello che amo grazie a una squadra speciale, la mia famiglia, senza la quale non potrei fare quello che faccio.”

Un’altra squadra speciale per Marta, oltre alla famiglia e ai soci della sua società, è quella composta dal suo allenatore e dai compagni “di pedana”. Fin da quando ha iniziato ad allenarsi a 5 anni, con l’immagine di Lady Oscar e I Tre Moschettieri a ispirare il suo giovane immaginario.

“Sono legatissima alla mia palestra. Spesso gli atleti cambiano allenatori e società per cercare nuovi stimoli, io sono come Totti - ride -, rimango fedele ai miei compagni e soprattutto ai miei maestri. Riconosco che si tratta anche di una scelta affettiva ma qui trovo tutta la motivazione di cui ho bisogno. Io e il mio allenatore Marco Malvezzi ci siamo fatti una promessa: sarà lui a dirmi quando sarà il momento di fermarmi. Il mio obiettivo è di compiere i 40 anni in pedana.”