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Alta quota e cuore

Pubblicato il 15/06/2017 - Aggiornato il 11/03/2019

Lo studio degli effetti dell’ipossia ipobarica (insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti del nostro corpo quando si ascenda in alta quota) riveste interesse non solo teorico ma anche pratico in considerazione del numero crescente di persone che salgono in alta montagna sia per lavoro sia per svago.

Ogni giorno, funivie, funicolari e seggiovie, permettono a moltissime persone, incluse diverse migliaia di soggetti affetti da cardiopatie, tra cui anche una malattia coronarica nota o ancora subclinica, o da ipertensione arteriosa, di accedere facilmente a località in alta quota. E tra questi vi sono anche molti anziani, il cui organismo reagisce meno prontamente a modifiche ambientali come il freddo o la ridotta disponibilità di ossigeno.

Questo studio è stato progettato per esplorare gli effetti dell'esposizione acuta e prolungata all’ipossia a quote molto alte sulle proprietà delle pareti vascolari e contemporaneamente per chiarire il ruolo dell’inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone (uno dei meccanismi umorali più importanti coinvolti nella regolazione della pressione sanguigna) su questi cambiamenti vascolari. Lo studio rileva che l'esposizione acuta all'ipossia ipobarica induce irrigidimento delle grandi arterie elastiche, tra cui l’aorta, con la conseguente modificazione dell’onda di polso arterioso, cioe’ della forma delle onde di pressione che si propagano dal cuore alla periferia.

Queste modificazioni possono influenzare negativamente il delicato rapporto tra apporto e consumo di ossigeno a livello cardiaco, con possibile riduzione della perfusione degli strati subendocardici del cuore e conseguente possibile sofferenza cardiaca in alta quota in quei soggetti che già presentino qualche lesione aterosclerotica, ancora asintomatica a livello del mare. Il sistema renina-angiotensina-aldosterone, che pure è coinvolto nel regolare la pressione arteriosa sino a quote di 3500 metri, non sembra invece svolgere un ruolo significativo in questi cambiamenti emodinamici.

Questo studio si aggiunge alla lunga lista di prestigiose pubblicazioni sugli effetti cardiovascolari dell’esposizione ad alta quota realizzate dal gruppo di ricerca dell’Istituto Auxologico Italiano, in collaborazione con l’Università Milano-Bicocca.

Miriam Revera, Paolo Salvi, Andrea Faini, Andrea Giuliano, Francesca Gregorini, Grzegorz Bilo, Carolina Lombardi, Giuseppe Mancia, Piergiuseppe Agostoni, Gianfranco Parati (and on behalf of the HIGHCARE Himalaya Investigators), Renin–Angiotensin–Aldosterone System Is Not Involved in the Arterial Stiffening Induced by Acute and Prolonged Exposure to High Altitude, «Hypertension», 2017 Jul;70(1):75-84

 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28584018