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Il gene che provoca la SMA non ha ruolo nella SLA: nuova ricerca di Auxologico

Pubblicato il 21/01/2021 - Aggiornato il 02/02/2024

IL GENE DELLA SMA  NON È RESPONSABILE DELLA SLA

L’incessante impegno nell’identificare la genetica della SLA procede a ritmo serrato anche nell’escludere quei geni implicati in altre malattie neurodegenerative che si pensava potessero avere anche un ruolo nella genesi della Sclerosi Laterale Amiotrofica.

Ciò è fondamentale per concentrarsi, invece, su quei geni che si sono rivelati e si riveleranno dalle prossime scoperte davvero responsabili della malattia.

È il caso del gene denominato SMN1/SMN2.

Un quesito ha infatti accompagnato per anni la possibile associazione tra mutazioni del gene SMN1/SMN2, responsabile della forma infantile di malattia del motoneurone, la SMA o atrofia muscolare spinale e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), la malattia del motoneurone più frequente dell’adulto.

Nelle forme familiari la SLA contempla  più di 30 geni responsabili della malattia, mentre nella forma sporadica sono stati identificati il 10% di mutazioni nei geni.

Per il rimanente 90% di casi di SLA sporadica la ricerca di geni modificatori di malattia è stata intensa per possibile impatto sul genere, età di esordio, sito di esordio, ritardo diagnostico, presenza di decadimento cognitivo/comportamentale e il gruppo dell’ Istituto Auxologico Italiano con la Dott.ssa Isabella Fogh aveva già identificato il gene CAMTA1 come modificatore della sopravvivenza dei pazienti nel 2016.

Il quesito relativo al gene della SMA è divenuto oggi di particolare rilievo dato che sono state sviluppate terapie geniche di successo per la correzione del gene SMN1/SMN2 e per il recente sviluppo di terapie geniche anche nella SLA genetica legata a mutazioni per i geni SOD1 e C9orf72.

IL CONTRIBUTO DI AUXOLOGICO NEL PROGETTO INTERNAZIONALE MINE

La necessità di una chiarificazione sui vari geni implicati nella SLA appariva urgente e l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano con l’Università degli Studi di Milano ed il Centro “Dino Ferrari” ha dato un contributo alla definizione del problema.

«Con uno sforzo di ricerca internazionale ora la risposta è chiara – afferma il Prof. Vincenzo Silani, professore ordinario della Università degli Studi di Milano e primario di neurologia dell’Auxologico che con il ProfNicola Ticozzi, professore associato nello stesso ateneo, ha firmato il contributo scientifico pubblicato da “Annals of Neurology” portando il fondamentale contributo italiano alla recente scoperta – perché dopo analisi di 6.375 genomi SLA verso 2412 controlli non è stata dimostrata nessuna significativa differenza nelle relative sequenze del DNA. La raccolta di un così vasto numero di campioni – continua il Prof. Silani – è stato possibile grazie all’adesione al progetto MinE (il progetto internazionale che intende “scavare a fondo” in migliaia di profili di DNA per scoprire le varie mutazioni genetiche che possono avere una connessione con la SLA), volto al sequenziamento completo del DNA di 15.000 pazienti affetti da SLA sporadica, nell’ ambito del più vasto progetto di sequenziamento in atto per una malattia rara quale la SLA».

«La variazione del numero di copie del gene SMN – puntualizza il Prof. Nicola Ticozzi – non si associa neppure con la sopravvivenza del paziente SLA o con l’età di esordio della malattia: questo è l’ulteriore risultato di una specifica analisi nell’ambito del lavoro scientifico che abbiamo pubblicato».

NUOVI GENI RESPONSABILI DELLA SLA E NUOVE TERAPIE GENETICHE

Quello che in molti empiricamente si chiedevano è infatti se le terapie geniche efficaci per la SMA potessero esserlo anche per la SLA. Questo poderosa ricerca internazionale, attivata anche attraverso il progetto MinE, lo ha escluso, consentendo così ai ricercatori di potersi focalizzare su altri geni responsabili della SLA e su altre terapie geniche efficaci.   

«L’impatto delle terapie geniche nella SMA con i brillanti risultati ottenuti – precisa il Prof. V. Silani – imponeva un chiarimento relativo al possibile ruolo patogenetico del gene SMN1/SMN2 nella SLA per le possibili implicanze terapeutiche anche in questa malattia. Il numero di pazienti ora sequenziata rappresenta il campione più vasto mai analizzato. Il contributo dal progetto MinE è stato sostanziale perché ha permesso di accedere alle sequenze di DNA di 9.600 genomi di pazienti affetti da SLA, sottolineando l’alto valore collaborativo del progetto MinE in ambito europeo e nord-americano. I 6.375 casi analizzati sono stati selezionati passando attraverso un accurato filtro volto al raggruppamento di sicuri dati clinici, presupposto fondamentale per l’interpretazione corretta dei dati ottenuti».

«Recentemente la SMA è divenuta una malattia curabile e l’impatto sulla malattia nell’adulto, la SLA, era stato da molti ipotecato – afferma il Prof. N. Ticozzi – ma la definizione della assenza di un ruolo patogenetico del gene SMN1/SMN2 nella SLA assume ora decisivo valore nella scelta dei futuri orientamenti terapeutici. L’affermazione, infatti, che i trattamenti utili per la SMA non hanno significato per la cura della SLA rappresenta un punto nodale e chiaro alla luce della completezza dello studio odierno».

«Il progetto MinE a cui l’Italia partecipa – conclude il Prof. V. Silani – ha dato già molti contributi alla definizione dei meccanismi patogenetici della SLA e l’attuale definizione di un ruolo ridotto del gene SMN1/SMN2 ne rappresenta un ulteriore brillante prodotto. Il progetto MinE mira ad identificare geni patogenetici nella SLA sporadica, a definire i meccanismi di malattia ed identificare la terapia più adatta per risolvere un enigma, quello della SLA, che ancora segna la vita del paziente e quella del ricercatore che si trova attivamente impegnato a trovarne la soluzione».

Ann Neurol. 2021 Jan 2. doi: 10.1002/ana.26009.

The Effect of SMN Gene Dosage on ALS Risk and Disease Severity

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LA U.O. DI NEUROLOGIA DI AUXOLOGICO

L’Unità Operativa di Neurologia dell'Ospedale San Lucaa direzione universitaria, è sede della Scuola di Specialità di Neurologia dell’Università degli Studi di Milano e partecipa al programma MD/PhD della stessa Università.

Inoltre è sede di ricerca distaccata del Centro Dino Ferrari  per la diagnosi e la terapia delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative dellUniversità degli Studi di Milano.

L’Unità Operativa è centro di riferimento nazionale per le malattie del motoneurone (SLA e altre malattie motoneurali).

LABORATORIO SPERIMENTALE RICERCHE IN NEUROSCIENZE

l Laboratorio studia le basi genetico-molecolari delle forme familiari e sporadiche di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e Demenza Frontotemporale (FTD) utilizzando tecnologie di sequenziamento di nuova generazione (NGS) per l’analisi dell’esoma e del Whole genome al fine di identificare nuovi geni causativi, nonché piattaforme di SNP genotyping per l’identificazione di fattori di rischio genetici.

Utilizzando diversi modelli cellulari di malattia (linee neurali transfettate, fibroblasti ottenuti da pazienti, cellule riprogrammate iPSC e indotte a differenziare in neuroni/motoneuroni), il Laboratorio studia le basi patogenetiche di SLA associate ai geni TARDBP, FUS e C9orf72 che inducono alterazione a livello del metabolismo degli RNA e risultano patogenetici nella SLA e FTD.

Su materiale biologico derivato da paziente (siero e liquor) il Laboratorio studia potenziali biomarcatori di malattia (biochimici, miRNA, esosomi).