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A che punto è la ricerca sul vaccino contro il nuovo Coronavirus?

Pubblicato il 10/06/2020 - Aggiornato il 09/10/2024

  Prof. Marco TinelliComponente del Direttivo Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Senior Consultant di Auxologico

Il vaccino conrto il nuovo Coronavirus potrebbe arrivare entro l’autunno. Si tratta di un vaccino italo-britannico che è in fase di avanzata sperimentazione e che forse potrà essere già disponibile, anche se in quantità ridotte. Dai dati preliminari sembrerebbe che la produzione anticorpale sia molto buona e, stando così le cose, entro la fine dell'anno si potrebbe cominciare con la somministrazione alle categorie più esposte, come i sanitari e le forze dell’ordine.

Per avere una vaccinazione estesa a tutta la popolazione, che richiede tempi più lunghi per una produzione industriale su vasta scala, ci vorrà più tempo, probabilmente entro la primavera del 2021.
Solo dopo la vaccinazione di massa la circolazione del virus sarà definitivamente contenuta, essendo in questo caso presente un’immunità di gregge su larghissima scala, sufficiente a proteggere tutta la popolazione.

QUANTI SONO I VACCINI IN SPERIMENTAZIONE?

    Attualmente i vaccini per SARS-Cov-2 in sperimentazione sono circa 126, ma quelli realmente “candidati” alla prossima produzione di massa sono 10 e preparati secondo le metodiche di inattivazione e genetiche.

    Non esiste infatti un vaccino “unico” per il Coronavirus, ma diversi tipi che differiscono per il metodo di preparazione, e che sono stati già comunemente usati per altre malattie virali (es. influenza, morbillo, parotite, rosolia, varicella, ecc.):

    • Vaccini vivi: il virus è attenuato in laboratorio, causa un’infezione senza sintomi della malattia e sviluppa anticorpi protettivi;
    • Vaccini inattivati: il virus è ucciso in laboratorio, provoca una risposta immunitaria ma non un'infezione;
    • Vaccini geneticamente modificati: questi vaccini di nuova generazione utilizzano l’RNA o DNA geneticamente modificato.

    QUANTO TEMPO DURA L’IMMUNITÀ?

    Alcuni studi relativi alla precedente epidemia di SARS nel 2003 hanno mostrato livelli di anticorpi IgG rilevabili anche da uno a due anni dopo l'infezione. 
    Al momento non è chiaro se questo risultato sia generalizzabile per SARS-CoV-2.

    La maggioranza dei pazienti sviluppa gli anticorpi (chiamati IgM e IgG e utili a fini diagnostici) non prima della seconda settimana dopo l’inizio dei sintomi del Covid, però in alcuni casi si possono trovare anche dal quarto giorno.

    Tra gli anticorpi che il virus SARS-Cov-2 induce vi sono i cosiddetti “neutralizzanti” cioè diretti verso la proteina virale detta “spike” che permette al virus di penetrare nella cellula umana infettandola. Gli anticorpi “neutralizzanti” si attaccano alla proteina “spike” e impediscono quindi al virus di entrare nella cellula “neutralizzandolo” a priori.
    Non sappiamo ancora, essendo un virus “nuovo”, per quanto tempo dura l'immunità sia nei pazienti asintomatici che sintomatici.

    IN COSA DIFFERISCE QUESTO CORONAVIRUS DA QUELLI CHE CI SONO GIÀ NOTI?  

    I coronavirus si trovano in tutto il mondo e sono responsabili di circa il 10-15% dei raffreddori comuni, soprattutto durante l'inverno.
    Sono spesso rilevati contemporaneamente ad altre infezioni respiratorie prevalentemente batteriche.

    I coronavirus umani sono classificati in 7 tipi secondo la nomenclatura scientifica internazionale:

    1. 229E (alfa coronavirus)
    2. NL63 (alfa coronavirus)
    3. OC43 (beta coronavirus)
    4. HKU1 (beta coronavirus)
    5. SARS-CoV o SARS-Cov-Urbani (beta coronavirus che ha causato la SARS del 2003)
    6. MERS-CoV (beta coronavirus che causa la MERS nel 2012)
    7. SARS-CoV-2 (il nuovo coronavirus che ha causato l’attuale patologia clinica denominata “Coronavirus Infectious Disease” o COVID-19)

    I coronavirus che inducono forme respiratorie lievi sono stati catalogati come:  229E, OC43, NL63 e HKU1.

    CHE ORIGINE HANNO I CORONAVIRUS UMANI?

    I coronavirus che causano malattie all’uomo originano in genere dai pipistrelli che sono i loro reservoir, o ospiti permanenti.
    I virus poi vengono trasmessi dai pipistrelli ad altri animali detti “ospiti intermedi”. In alcuni casi i coronavirus negli ospiti intermedi fanno il cosiddetto “salto di specie” dando origine a un nuovo coronavirus che ha la capacità di trasmettersi direttamente all’uomo.
    Questo poi si diffonde successivamente da uomo a uomo dando origine alle epidemie e pandemie come SARS-CoV, MERS-CoV e SARS-CoV-2. 

    Nel caso di SARS-CoV la trasmissione all’uomo è dovuta al “gatto civetta”, o zibetto, e per MERS-CoV a cammelli o dromedari.
    SARS-CoV-2 è probabilmente stato trasmesso all’uomo attraverso i pangolini (una specie di formichiere) venduti illegalmente nei mercati cinesi dopo che sono stati infettati dai pipistrelli.

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    QUALI SONO OGGI LE CURE PIÙ PROMETTENTI?

    Per la terapia antivirale di SARS-Cov-2 a tutt’oggi non esiste un farmaco specifico.

    Un farmaco (Remdensivir), già utilizzato per il trattamento di Ebola, ha dato risultati promettenti anche nei pazienti affetti da COVID ed è stato approvato per il trattamento dei pazienti COVID.

    Numerosi sono i farmaci antivirali in sperimentazione in tutto il mondo.
    In particolare i principali bersagli di tali farmaci sono l’inibizione della maturazione della proteina “spike” e la sua fusione all’interno della cellula umana.
    Altri si indirizzano nell’impedire la replicazione del virus una volta entrato nella cellula umana.

    In altri campi terapeutici si sono fatti notevoli passi avanti, soprattutto mediante l’utilizzo di eparina ad alte dosi, che riduce notevolmente i rischi di “vasculite”, infiammazione dei vasi del sangue che può provocare anche morte improvvisa per trombosi.
    Altri farmaci cercano di ridurre la fase cosiddetta di “tempesta citochinica”, cioè quando il virus induce nel paziente un’abnorme risposta immunitaria che aggrava nettamente la sintomatologia specialmente respiratoria.

    È possibile che entro i prossimi mesi avremo a disposizione qualche farmaco specifico che ci permetterà di avere un controllo terapeutico molto più adeguato rispetto a quanto abbiamo avuto a disposizione fino ad ora. 

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