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Il Prof. Giovanni Ancarani ci ha lasciato

Pubblicato il 30/05/2019

Giorno 28 maggio 2019 si sono celebrati nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano i funerali del Professor Giovanni Ancarani, Presidente di Auxologico dal 1982 al 2012.

Prof. Giovanni Ancarani: Ricordo del dott. Mario Colombo – 28 maggio 2019.

Conobbi Ancarani più di 25 anni fa quando entrai in Auxologico, la Fondazione ospedaliera di cui Ancarani resse la Presidenza per oltre 30 anni.

Ricordo un uomo dai modi gentili, che sapeva mettere tutti a proprio agio, che aveva attenzione ai minimi dettagli nelle relazioni personali, che non lasciava mai inevasa una domanda o una richiesta sia che provenisse da uomini così detti ‘importanti’, sia dal più umile dei collaboratori, che si ricordava di compleanni, anniversari e ricorrenze.

Ai miei occhi di giovane, di una generazione meno gentile, sembrava che gareggiasse per avere il numero maggiore di persone amiche

Era professore, ma in modo diverso rispetto a quello che si è soliti pensare.

Aveva spiccato senso pratico e nello stesso tempo senso creativo. Era un laureato in giurisprudenza appassionato di medicina, affascinato dalla mente umana e dal cervello, un uomo curioso di ogni aspetto della vita che ci spronava a confrontarci con le realtà internazionali più avanzate, che sapeva cogliere l’essenza dei problemi ed indicare le strade verso cui muoverci.

Non era direttivo, era rispettoso dei ruoli di indirizzo e di quelli gestionali, lasciava spazio ai collaboratori e quando le problematiche erano complesse sapeva infondere fiducia, forte della sua lunga esperienza.

Quando la strada  non era ancora chiara spesso ci dava coraggio con il suo “avanti Savoia”.

Era uomo di relazioni, costruite in tanti anni di rapporti ed incarichi istituzionali. Era apprezzato per la sua correttezza e moderazione, forse anche per non aver mai preso posizioni radicali ed avere sempre cercato la mediazione ed il dialogo.

Tra i tanti meriti che gli si possono ascrivere c’è quello di avere mantenuto Auxologico autonomo ed indipendente dalla politica, dai potentati economici e da altre forme che potessero minarne la libertà di azione. 

Era uomo di dialogo,  ma anche uomo schivo: non gli piaceva apparire. Poteva ben essere uomo di copertina ma preferiva sempre stare un passo indietro.

Un uomo di relazioni che io, noi colleghi che più gli eravamo vicini, percepivo come timido: la timidezza di colui che ha rispetto dell’altro, quella timidezza che ti ispira fiducia e simpatia. 

Si, Ancarani era anche simpatico, gogliardico, allegro proprio come lo stereotipo dell’uomo di Romagna.

Gli piaceva viaggiare, conoscere luoghi e persone nuove; stare in compagnia, curare il suo giardino ed accudire le sue ortensie di cui andava fiero, finire il pranzo con una pallina di gelato e raccontare storie ed aneddoti simpatici.

Non tutti hanno potuto apprezzare questo tratto del suo carattere … ma come in tutti i timidi queste belle doti sono conosciute dagli amici e dalle persone più vicine.

La malattia lo ha colto quando era ancora nel pieno delle sue potenzialità, quando in Auxologico avevamo abbozzato una quantità enorme di progetti da attuare.

Scherzavamo e gli dicevo: professore, prima di ritirarsi abbiamo una marea di cose da finire … non vorrà mica farci uno scherzo e lasciarci soli?

Ma la malattia è stata con lui e con noi che lo avevamo vicino cattiva ed inesorabile.

Gli ha tolto il sorriso dagli occhi e dalle labbra, ha minato il suo proverbiale ottimismo, gli ha tolto la sintesi e la razionalità della decisione.

La malattia, però,  ce lo restituisce oggi finalmente libero di sorridere, di scherzare, di viaggiare, di poterci sostenere con il ricordo dei suoi insegnamenti positivi.
 

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Ricordo del prof. Michele Colasanto alle esequie del prof. Giovanni Ancarani il giorno 28 maggio 2019 nella Basilica di S. Ambrogio.

Il commiato che per riconoscenza e stima debbo al prof. Giovanni Ancarani è quello di un collega che ha condiviso l’esperienza di docente (è stato professore di Scienze Amministrative) nell’Università Cattolica del S. Cuore e nella medesima facoltà di Scienze politiche, collega che è stato testimone altresì dei servizi resi a questa stessa università come componente del suo Consiglio di Amministrazione e prima ancora come segretario degli atti accademici.

Il preside della Facoltà, prof. Merzoni, è qui tra noi e per suo mandato esprimo alla famiglia il cordoglio dell’Ateneo.

Ma è anche il commiato di chi ha avuto modo di frequentarlo in diverse attività in cui ha ricoperto ruoli di responsabilità, particolarmente nelle istituzioni della società civile.

Per importanza, come successore del prof. Ancarani nella presidenza di Auxologico, non posso non far riferimento innanzitutto agli anni lunghi da lui dedicati all’Istituto e che, voglio sottolinearlo, sono stati decisivi per:

  • l’espansione dell’attività (dalla riqualificazione di Piancavallo, alla costruzione del S. Luca, alle nuove sedi poliambulatoriali… ma anche lo sviluppo delle attività cliniche);
  • la crescita reputazionale, che fa di Auxologico una delle strutture di riferimento per il sistema lombardo;
  • il consolidamento del mandato statutario legato alla tutela dell’autonomia (anche economica); alla ricerca, come tratto distintivo della qualità delle cure; alla volontà di offrire un servizio di pubblica utilità non profit; al collegamento con la traduzione delle opere del mondo cattolico dedicate “agli infermi”(come recitava lo statuto originario).

Ma, dicevo pocanzi, diverse sono state le attività del prof. Ancarani nel campo delle istituzioni della società civile.

Ne ricordo qualcuna, che la sua discrezione spingeva a non dare evidenza:

  • la presidenza dell’Ambrosianeum, con i suoi Rapporti sulla città di Milano, luogo importante per l’elaborazione del pensiero cattolico nella Diocesi di Milano;
  • la presidenza del Censcoop centro studi del Credito cooperativo;
  • la presidenza del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Milano nella fase delicata della sua entrata in Banca Intesa;
  • la direzione del Centro di studi e formazione dell’università Cattolica al Passo de la Mendola

Diciamo talvolta che le persone valgono per quello che dicono e fanno.

Ai miei occhi il prof. Ancarani era tra coloro che non amavano le platee, non molto almeno, anche se in privato non mancava di interessarsi all’interlocutore, di dialogare, chiedere, consigliare, sempre con garbo e con comprensione.

Ma riguardo al fare, agli impegni assunti, le diverse responsabilità che ho ricordato testimoniano, oltre alla varietà dei suoi interessi anche il contributo importante dato ad una più forte presenza di quelle che ho chiamato istituzioni della società civile. E’ una cifra della eredità del prof. Ancarani che va sottolineata.

C’è oggi un bisogno di classe dirigente consapevole e ancor più di una classe dirigente che sappia agire nel perimetro di quei cambiamenti che ci fanno vivere in una società dei legami precari e difficili. 

Per riconnettere e tenere insieme il tessuto sociale possono contribuire, prima ancora che la politica che per sua natura divide, i mondi intermedi che interfacciano bisogni e interessi così come li rappresentano immediatamente le persone e i gruppi sociali; quei mondi i cui presidi coincidono con le organizzazioni, le fondazioni, gli enti di terzo settore… che ritroviamo nel percorso biografico del prof. Giovanni Ancarani.