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Obesità, la guarigione di Antonio

Pubblicato il 10/03/2022 - Aggiornato il 23/01/2023

Racconto la mia storia per dare speranza a chi soffre di obesità. Durante il mio ricovero in Auxologico Piancavallo ho incontrato tante persone che non riuscivano a credere all’efficacia del percorso di cura, che potesse essere risolutivo. Voglio spiegare che con sacrificio si può fare. Bisogna crederci, ricevere il giusto supporto e metterci il proprio impegno.

Antonio ha conosciuto Auxologico Piancavallo e iniziato il suo cammino contro l’obesità quando aveva 31 anni. Un amico si era già rivolto all’ospedale in provincia di Verbania e i risultati erano stati così convincenti che avevano persuaso Antonio a fare un tentativo. Sono passati 8 anni dalla prima visita. 10 ricoveri dopo, Antonio ha perso circa 97 chili, dai 197.6 di partenza, e oggi è più vicino al “normopeso”, il valore di equilibrio estratto dal rapporto tra peso e altezza. Ricorda ancora la "scossa" del primo incontro con il medico: sia per la professionalità del Dott. Minocci, che rimarrà al suo fianco per tutti questi anni. Sia per la nuova consapevolezza del proprio corpo e delle complicazioni fisiche a cui sarebbe andato incontro se non avesse iniziato subito una terapia.


Partire per un posto sconosciuto a 850 chilometri di distanza, per più di un mese, lontano dai miei affetti e dalle mie abitudini non è stato semplice. Piancavallo è un posto bello ma fuori mano per chi arriva dall'Abruzzo. All’inizio non sapevo come avrei fatto. Davanti alle difficoltà crescenti del mio corpo però, maturavo sempre di più la certezza che dovevo agire. Non avevo ancora problemi di deambulazione ma fare 50 metri a piedi era faticoso, mi facevano male le gambe, le ginocchia, avevo il respiro affannoso.

L'ingresso in ospedale viene programmato dopo un mese e mezzo dalla prima visita e con l'aiuto degli specialisti di Auxologico Antonio interviene subito sulla sua routine. Risultato, entra a Piancavallo con i primi 9 chili in meno.

Si ignorano sia le cause sia gli effetti dell’obesità. Non si pensa all’obesità come una patologia. È stato di forte impatto vedere persone giovani con problemi di movimento, respiratori, malattie come il diabete in stato avanzato. Dall’altra parte mi ha avvolto il calore umano del personale, la competenza scientifica: mi hanno fatto sentire in buone mani. I medici mi hanno sottoposto a così tanti esami che fuori da quel contesto ci avrei impiegato anni ad avere tutte le diagnosi.

Piancavallo si trasforma in un posto sicuro, dove Antonio ha la possibilità di condividere la sua vita da uomo obeso con altri adulti come lui: complicazioni, timori, desideri, obiettivi. 

Per me è stata come una rinascita. Sono diventato mentalmente più aperto, ho acquisito nozioni che mi hanno aiutato nei momenti in cui dovevo gestirmi in autonomia. Piccole conquiste come poter fare una passeggiata in montagna o viaggiare senza l’imbarazzo per lo spazio che occupi, mi hanno cambiato la vita. Ho cercato di procedere a piccole tappe, ponendomi piccoli obiettivi. Per esempio, mi ero prefissato di tornare a indossare di nuovo una giacca comprata quando avevo 15 anni, che avevo dovuto abbandonare pochi mesi
dopo averla acquistata a causa dei chili di troppo. Un altro desiderio era quello di poter andare a cavallo. Prima non avrei potuto nemmeno immaginare di salire su un cavallo, mentre poco tempo fa sono riuscito a vivere questa esperienza.

Il prossimo obiettivo di Antonio è arrivare ai -100, la cifra tonda. Senza fretta, piuttosto con la stessa costanza che lo ha accompagnato in questi anni. “Anche la chirurgia ricostruttiva fa parte del percorso: salire fino a un certo peso, e poi scendere… la pelle perde elasticità e quella in eccesso bisogna rimuoverla”.

Se gli chiediamo chi è diventato il suo punto di riferimento in questo lungo viaggio verso sé stesso, il sorriso torna quando nomina “il Dott. Minocci che ai tempi mi ha convinto a farmi ricoverare. La mia dietista, la Dott.ssa Bevilacqua, per il rapporto di fiducia che va oltre il legame medico-paziente: per il supporto, la possibilità di confidarmi e di ricevere consiglio. E poi l’infermiera Silvana del reparto di riabilitazione metabolica: una donna capace di trasmetterti sia la sua professionalità sia la sua umanità. Sempre presente con le sue parole rassicuranti, sempre pronta ad ascoltare e a consigliarti”.