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Ecografia ostetrica morfologica - primo livello

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Ecografia Ostetrica Morfologica - Primo Livello

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Pubblicato il 02/11/2017 - Aggiornato il 11/04/2024

Queste informazioni non sostituiscono in alcun modo il colloquio con il tuo medico di fiducia.

Come, quando e perché: tutto quello che devi sapere sull'ecografia del II mese di gravidanza.

Dott.ssa Sara Saino

Staff Servizio Ginecologia e Ostetricia

Che cos'è l'ecografia morfologica?

L’ecografia morfologica (altrimenti detta ecografia del secondo trimestre) è una tecnica che consente di vedere gli organi del nostro corpo con l’utilizzo di onde sonore ad alta frequenza (ultrasuoni non udibili dall’orecchio umano) che attraversano i tessuti: quando arrivano al feto producono echi che sono trasformati in immagini sul monitor dell’ecografia.

La morfologica viene eseguita in 2D (immagine piatta in bianco e nero). La differenza tra immagine 3D e 4D è che in quella 4D le immagini tridimensionali sono in movimento e in tempo reale.

A cosa serve l'ecografia morfologica?

L’ecografia morfologica serve a: 

  • controllare la vitalità del feto;
  • osservare l’anatomia del feto;
  • controllare lo sviluppo del feto;
  • valutare la quantità di liquido amniotico e la localizzazione placentare.

Ecografia morfologia, cosa si vede?

Con l’ecografia del secondo trimestre è possibile misurare alcune parti del corpo del feto (estremo cefalico, circonferenza addominale e femore): tali valori vengono poi confrontati con le curve di riferimento per valutare la crescita fetale in relazione all'epoca gestazionale. Nello stesso esame vengono inoltre valutati: l'inserzione placentare, la quantità di liquido amniotico e la struttura dei principali organi e distretti anatomici fetali.

Quando si fa e come si svolge?

Si suggerisce di effettuarla fra 19 e 21 settimane compiute (secondo trimestre) di età gestazionale. Questo esame ecografico è consigliato ma non obbligatorio e la persona assistita, dopo essere stata informata dal sanitario curante, potrà decidere se effettuarlo o meno.

Non è necessaria nessuna preparazione particolare, solo evitare di applicare oli o creme sull'addome nei giorni precedenti l'esame.

L'ecografia non richiede la somministrazione di alcun farmaco né mezzo di contrasto.
Il Medico, dopo aver applicato una piccola quantità di gel, effettua l’esame appoggiando una sonda sull’addome (a volte è necessario applicare una certa pressione per ottenere immagini nitide). 

Può capitare che l’esame non possa essere effettuato in modo soddisfacente a causa di una posizione fetale persistentemente sfavorevole o della cattiva visualizzazione di alcuni organi (es. stomaco o vescica vuoti). In questi casi è necessario ripetere l’ecografia dopo qualche ora o giorno per completare lo studio del feto.

Nel caso in cui venga evidenziato un reperto sospetto il medico esaminatore discuterà il suo significato clinico con la persona assistita. È possibile che si renda opportuna una valutazione ulteriore presso un centro di riferimento per lo studio delle anomalie del feto (ecografia diagnostica). Peraltro in un buon numero di casi un reperto sospetto all’ecografia di screening può rivelarsi non patologico all’esame di approfondimento.

Leggi anche: Quali esami fare in gravidanza


È possibile rilevare malformazioni fetali?

A parte rare eccezioni, non esistono anomalie fetali che sono individuabili sempre e con certezza. L’esperienza finora acquisita suggerisce che l’esame ecografico effettuato per lo screening delle anomalie fetali tra 19 e 21 settimane consente di identificare dal 20 al 50% delle malformazioni più rilevanti.

Perciò è possibile che alcune anomalie del feto, anche gravi, non vengano identificate in epoca prenatale. La possibilità di individuare una anomalia non dipende necessariamente dalla gravità del difetto ma dalle sue dimensioni e dalla più o meno evidente alterazione dell’immagine ecografica che ne risulta.

L’accuratezza dello studio ecografico nell’individuazione delle anomalie fetali può essere limitata da:

  • sfavorevole posizione del feto in utero;
  • ridotta quantità di liquido amniotico;
  • presenza di cicatrici addominali;
  • gemellarità;
  • nodi di mioma;
  • scarsa penetrazione degli ultrasuoni attraverso la parete addominale materna (condizione frequente nelle gestanti obese).

Inoltre, un gruppo di malformazioni cosiddette “evolutive” può comparire solo in epoca di gravidanza avanzata o addirittura dopo il parto e non essere perciò rilevabile nel corso dell’esame ecografico di screening effettuato nel II trimestre.

Per tutti questi motivi, anche se un esame ecografico di screening del feto nel II trimestre si conclude con un esito normale (evenienza che si verifica nella maggior parte dei casi) non è possibile essere del tutto certi che in quel neonato non saranno presenti malformazioni congenite.

È possibile sospettare anomalie genetiche come la Sindrome di Down?

Non è compito dell’ecografia di screening del II trimestre l’individuazione delle anomalie genetiche (cromosomiche e non). Inoltre non tutte le malattie genetiche presentano malformazioni rilevanti ed evidenziabili all’esame ecografico.


Ci sono rischi?

Gli ultrasuoni sono utilizzati nella pratica ostetrica da oltre trent’anni e non sono stati riportati effetti dannosi anche a lungo termine, sul feto. Per questo motivo, con le procedure oggi adottate, l’uso diagnostico dell’ecografia è ritenuto privo di rischi.

Ci sono alternative?

Non ci sono pratiche modalità alternative per studiare l'anatomia fetale in maniera standardizzata. In caso di mancata esecuzione dell'esame, un'eventuale anomalia strutturale o dello sviluppo fetale verrebbe verosimilmente diagnosticata ad un'età gestazionale successiva, ad esempio in occasione dell'ecografia del terzo trimestre di gravidanza.


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