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Coronavirus e polmonite interstiziale

Pubblicato il 28/04/2020 - Aggiornato il 07/03/2023

Queste informazioni non sostituiscono in alcun modo il colloquio con il tuo medico di fiducia.

La polmonite interstiziale è tipica di tutte le infezioni virali, tra le quali l'influenza, ma che cosa comporta? E quali sono le cause scatenanti in caso di contagio da Covid-19? Esistono terapie? 

Articolo a cura dell'équipe di Pneumologia.

Cosa significa polmonite interstiziale?

La polmonite interstiziale è tipica di tutte le infezioni virali, non solo del Coronavirus, ma anche dell’influenza e di altri virus - ad esempio il virus respiratorio sinciziale, caratteristico dei neonati e che ha un’alta mortalità.

I polmoni sono costituiti anche da una fitta e sottile rete di tessuto connettivo a sostegno di bronchi, vasi e alveoli polmonari: il cosiddetto “interstizio”.

L’aria inspirata dalla bocca o dal naso passa attraverso la trachea fino ai bronchi, che diventano sempre più piccoli e terminano negli alveoli respiratori: quei “palloncini” in cui avviene lo scambio di anidride carbonica e di ossigeno.

Quando, come nella polmonite, si ha una forte infiammazione sostenuta da un'esagerata risposta immunitaria, si verifica un notevole aumento di questo connettivo interstiziale che fa diminuire la possibilità degli scambi gassosi. I gas trovano quindi una maggior barriera al passaggio dagli alveoli respiratori al sangue e viceversa.

Quali sono i sintomi?

Questo evento causa una diminuzione dell’ossigenazione del sangue. L'organismo la avverte e reagisce aumentando la frequenza degli atti respiratori: il paziente prova un senso di mancanza di fiato (dispnea) prima durante i movimenti e successivamente anche a riposo o parlando; inoltre avverte un senso di peso toracico e anche dolori toracici diffusi.

Anche la tosse stizzosa è presente e molto insistente giorno e notte. La febbre è normalmente superiore ai 38 gradi.

Il sopraggiungere di abbondante catarro, in genere colorato di giallo o verde, evidenzia una sovrainfezione batterica. Se si è in possesso di un saturimetro si vedrà scendere dai valori normali di ossigenazione, dal 97% in su, a valori più bassi; si va in allarme quando scende dal 94% in giù; valori inferiori al 90% richiedono immediatamente il contatto al 112-118 per ricovero urgente.


Come si diagnostica la polmonite interstiziale?

La diagnosi di polmonite interstiziale può essere ottenuta tramite anamnesi, auscultazione del torace del paziente che evidenzia tipiche crepitazioni, e misurazione dell’ossigenazione del sangue - ma viene confermata dalla radiografia del torace.

Spesso (circa 50% dei casi) alla polmonite interstiziale si accompagnano anche disturbi del gusto e dell’odorato; generalmente non presenti nella sindrome influenzale, salvo che nella presenza di poliposi nasale.

Il miglior metodo per verificare la presenza di una polmonite interstiziale però è la TC del Torace, a volte con mezzo di contrasto, perché permette non solo di vedere la fibrosi interstiziale ma anche l'eventuale presenza di embolia delle arterie polmonari.

In tempi relativamente recenti è stato evidenziato dai cardiologi che è presente anche questo fattore che sembra molto aggravante: se infatti aggiungiamo all’interstiziopatia la tromboembolia, si spiega molto bene l’alta mortalità soprattutto in soggetti anziani o con patologie preesistenti.

Radiologicamente si presenta un tipico quadro ad “ali di farfalla” (come in tutte le infezioni virali polmonari); ma si associano area vetro smerigliato periferiche basali e si possono successivamente avere quadri più complessi addensativi dovuti a sovrainfezioni batteriche o a progressione della malattia.

Coronavirus e ruolo della TAC


Cause della polmonite interstiziale da Covid

La causa di questa polmonite interstiziale è dovuta naturalmente all’infezione da Covid 19 che può scatenare una risposta immunitaria esagerata che porta, come nelle malattie autoimmuni, sia a fenomeni di fibrosi interstiziale che di microembolia/trombosi dei vasi polmonari.

Ma ci sono anche fattori ambientali: la presenza nell’aria delle città (ma anche in zone rurali ad alta presenza di allevamenti di bovini e suini) di particolato noto come PM 10 – 2,5 ecc. (una volta chiamato smog), è sicuramente un fattore predisponete perché irrita le cellule dei bronchi rendendole più facilmente attaccabili da qualsiasi agente infettivo.

Un recente studio sembra coniugare l’aumento delle infezioni da questo virus con alti livelli di inquinamento ambientale. Anche il freddo e il vento sono agenti predisponenti.

Ci sono soggetti più predisposti?

Più che di soggetti predisposti, si può parlare di aggravanti in generale:

  • età avanzata;
  • tutte le patologie serie cardiovascolari (ipertensione, cardiopatie importanti sopra tutto se aritmiche);
  • insufficienza renale;
  • diabete;
  • obesità.

Non sembrano invece fattori aggravanti asma e BPCO se correttamente curate, anzi sembra che le terapie spray con cortisone abbiano un qualche effetto protettivo.

Prevenzione della polmonite interstiziale da Covid 19

L’unica vera prevenzione è data dal vaccino, dal distanziamento sociale, dalle mascherine facciali, dai guanti monouso, dal lavarsi bene le mani e – quando si esce – non toccarsi labbra, naso occhi con le mani; arieggiare bene i locali di uso comune quali atri di case, mercati, negozi ecc.

I vaccinati contro l’Influenza e lo Pneumococco sono meno soggetti a infettarsi con il nuovo Coronavirus e, se accade, lo sono in maniera meno grave.

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