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Ergometria Isocinetica

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Pubblicato il 11/09/2018 - Aggiornato il 03/03/2023

Prof. Luigi Tesio

Fisiatra, Direttore del Dipartimento di Scienze Neuroriabilitative

ERGOMETRIA ISOCINETICA: TEST E TRATTAMENTI

Nell’ergometria isocinetica il soggetto deve muovere con la massima forza possibile una leva che può ruotare soltanto ad una velocità costante pre-impostata.

Infatti la resistenza opposta dalla leva si adegua alla forza prodotta la soggetto.

Il test e i trattamenti avvengono su una speciale sedia connessa a strumentazione meccanica ed elettronica e sono del tutto non dolorosi e non invasivi

PERCHÉ PUÒ ESSERE UTILE UNO STRUMENTO ISOCINETICO? 

La forza si può misurare più facilmente in condizioni “isometriche” (cioè alla stessa lunghezza muscolare, ovvero ad articolazione bloccata).

Di regola, tuttavia, si produce forza mentre le articolazioni si muovono (anzi: proprio per muoverle).

Fisiologicamente  la forza cala non soltanto con l’accorciamento del muscolo ma anche all’aumentare della velocità di contrazione muscolare: per questo motivo è importante che la forza venga misurata non soltanto in condizioni isometriche ma anche mentre l’angolo articolare cambia e la velocità di rotazione articolare viene imposta così da essere nota e costante (da qui il termine iso-cinetica).

In questo modo si possono fare confronti validi rispetto a dati normativi e, in uno stesso soggetto, fra un lato e l’altro e fra momenti diversi (per esempio pre-post terapia).

TEST ISOCINETICO DI BASE

Il test isocinetico di base dura circa un’ora e consente di misurare forza, lavoro e potenza muscolari durante rotazioni articolari eseguite con massimo sforzo volontario.

Il movimento studiato più frequentemente è la estensione/flessione del ginocchio.

Seguono, in ordine di frequenza, la flesso-estensione della caviglia e la abduzione/adduzione dell’anca.

La velocità di rotazione viene mantenuta costante. 

COME AVVIENE IL TEST?

Di regola si esaminano e si confrontano i lati destro e sinistro e si esaminano sia la condizione isometrica (l’articolazione è bloccata) sia rotazioni a diverse velocità (tipicamente 0, 60 e 120 gradi/sec, o velocità superiori in soggetti sportivi).

Il test avviene sotto supervisione medica o fisioterapica, con assistenza di personale tecnico (bioingegnere o laureato in scienze motorie).

Il test può durare, a  seconda delle su eversioni, fra i 60 e i 120 minuti.

I trattamenti (si veda oltre) sono seguiti da un fisioterapista.

A COSA SERVE?

Permette di ottenere informazioni su forza e potenza massime, rapidità di raggiungimento della forza, riproducibilità dello sforzo volontario, e sulla capacità di mantenere livelli  di forza adeguati a diverse velocità (almeno tre, impostate fra   0  s-1  e 300°/sec).

Si può anche imporre un movimento isocinetico passivo.

Questo può dare informazioni sul grado di eventuale spasticità che si opponga  al movimento nel caso di patologia del sistema nervoso centrale.

Inoltre, si può misurare il grado di  faticabilità/esauribilità del muscolo durante sforzi prolungati.

TEST "NEURO-ISOCINETICO": CHE COSA CAMBIA?

Isocinetica con Elettromiografia.
Si possono registrare e misurare anche le attività elettriche dei muscoli in contrazione (“elettromiografia” attraverso elettrodi adesivi superficiali).  

Questo consente di capire se ci sono “interruzioni” nel comando volontario durante il movimento e se ci sono interferenze da parte di muscoli che invece dovrebbero restare silenti.

Studio di massimalità della forza.
Normalmente si è in grado di produrre volontariamente non più del 95% della forza muscolare di cui il motore muscolare è capace.  

In caso di patologia nervosa periferica o muscolare il muscolo stesso sarà più debole ma comunque si riesce a fargli produrre il 95% della forza biologicamente possibile.

Così non è in diverse condizioni patologiche o para-fisiologiche (si veda oltre).

Presso la Unità Operativa di Riabilitazione Neuromotoria a Milano  si può misurare quale percentuale di forza si stia effettivamente producendo.

Si applica, con modifiche sviluppate grazie studi sperimentali, una tecnica rara e assolutamente innovativa in clinica: la tecnica sfrutta particolari scosse elettriche (del tutto indolori) applicate al muscolo: se durante contrazione volontaria la scossa produce un incremento di forza si ha la prova che non tutto il muscolo era occupato dal comando volontario (tecnica ITT: interpolated twitch technique; “tecnica di scossa sovrapposta”).

IN QUALI CONDIZIONI CLINICHE PUÒ ESSERE UTILE IL TEST?

Si possono citare almeno quattro condizioni:

  • Patologie ortopediche nelle quali vi è un deficit di forza articolare che debba essere misurato con precisione: per esempio pre- e post-interventi chirurgici sul ginocchio e/o nel recupero dopo traumi (tipicamente sportivi) o in generale dopo prolungata immobilizzazione. In particolare, negli sportivi la possibilità di evidenziare deficit selettivi per certe velocità di movimento può indirizzare selettivamente la rieducazione motoria e l’allenamento;
  • patologie neurologiche con sofferenza di nervi periferici (per esempio lesioni di radici o plessi nervosi);
  • deficit di forza sostenuti da disturbi psichici (sindromi di somatizzazione) nelle quali lo sforzo volontario è inconsciamente inferiore a quello possibile;
  • nelle condizioni di sospetta simulazione o amplificazione del deficit di forza (quindi: per medico-legali).

Una menzione a parte merita il caso di pazienti con patologie del sistema nervoso centrale (per esempio con emiparesi post-ictale, o con Sclerosi Multipla) il test “neuro”-isocinetico può dare informazioni sulla capacità di reclutamento muscolare volontario a certe velocità di accorciamento muscolare, o sul grado di interferenza della spasticità (tipicamente, tanto più invalidante quanto più veloce è il movimento). 

CHE DIFFERENZA C’È RISPETTO A CLASSICI ESERCIZI DI SOLLEVAMENTO DI CARICHI?

Sullo stesso apparato usato per i test si possono eseguire sedute che mirano al potenziamento muscolare.

La tecnica isocinetica di regola consente di potenziare un solo movimento da un solo lato ma presenta tre importanti vantaggi rispetto a classici esercizi “isotonici”.

In questi ultimi il carico è sempre lo stesso, o si adatta al soggetto solo marginalmente se inserito nelle “macchine isotoniche” (così comuni nelle palestre di fitness e body building).

Al contrario, la resistenza opposta dalla macchina isocinetica si adatta alla forza prodotta dal soggetto: dunque in primo luogo  non vi sono rischi di sovraccarico e il paziente, anche nel caso tema l’insorgenza di dolori, è motivato a esprimere sforzi elevati in sicurezza.  

In secondo luogo se si chiedono serie  massimali di sforzi (come è tipico in questi allenamenti) il carico è anch’esso massimale per tutta l’escursione di movimento.

Nell’allenamento “isotonico”, invece, il carico è massimale soltanto nel breve momento più sfavorevole dal punto di vista della lunghezza e della velocità di accorciamento del muscolo.

Buona parte del movimento, quando il carico è sotto-massimale, va parzialmente “sprecato”.

Infine, si possono disegnare esercizi personalizzati a diverse velocità di movimento, a seconda dello specifico deficit, o delle specifiche esigenze sportive, del soggetto.

Per tutti questi motivi in molti casi, dunque, il recupero funzionale è molto più rapido di quello consentito da trattamenti convenzionali

COME AVVIENE IL TRATTAMENTO?

Di regola si applicano 6-10 sedute, due-tre volte la settimana.

La seduta dura da 30 a 60 minuti ed è monitorata da un fisioterapista esperto nella tecnica.

IN QUALI CONDIZIONI CLINICHE PUÒ ESSERE UTILE IL TRATTAMENTO?

Sostanzialmente nelle stesse condizioni nelle quali può essere utile il test.

CI SONO CONTROINDICAZIONI?

Occorre che il paziente sia in grado di collaborare seguendo le istruzioni dell’esaminatore o del fisioterapista.

Inoltre, egli deve potere eseguire in sicurezza sforzi muscolari elevati: quindi vi possono essere controindicazioni in caso di ferite, incompleta consolidazione ossea, osteoporosi.

Naturalmente anche lo stato cardiovascolare va valutato attentamente.

La tecnica che comprende la stimolazione elettrica con “scossa sovrapposta” ha contrindicazione in caso di epilessia, di pace-maker o altri dispostivi elettrici impiantati.

LA U.O. DI RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA DI AUXOLOGICO

L’Unità Operativa di Riabilitazione Neuromotoria di Auxologico, è finalizzata al trattamento riabilitativo dei disturbi motori, del linguaggio, delle funzioni cognitive, della deglutizione e del controllo vescico-sfinterico.

Sono trattati con programmi riabilitativi specifici i deficit da patologia neurologica e ortopedico-reumatologica.

Ha la propria sede ospedaliera presso Auxologico Capitanio ma opera, a livello ambulatoriale, in tutte le sedi di Auxologico in Lombardia.

COME SI ACCEDE AI TRATTAMENTI?

È necessaria prescrizione medica.

È importante che la richiesta diagnostica sia molto dettagliata. Tuttavia per la varietà delle informazioni ottenibili e per la complessità dell’esame è spesso opportuno (anche se non tassativo) che il paziente sia visitato da uno dei fisiatri della Unità operativa di Riabilitazione

È meglio dunque  prendere contatto direttamente con la Segreteria (02619116155 - segreteria.uornm@auxologico.it)