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Prof. Peter J. Schwartz


Direttore Centro Aritmie Genetiche

Oggi
Direttore del Centro per lo Studio e la Cura delle Aritmie Cardiache di Origine Genetica e del Laboratorio di Genetica Cardiovascolare dell’Istituto Auxologico Italiano IRCCS di Milano.

1994 -2013
Direttore della Cattedra di Cardiologia, della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare e dell’Unità di Cardiologia del Dipartimento di Medicina Molecolare presso l'Università degli Studi di Pavia.

Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia – Laboratorio di Ricerca e Sperimentazione Cardiologica della Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia.

1967
Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Milano.

1973
Specializzazione in Cardiologia.

Dopo la laurea il Prof. Schwartz ha intrapreso la carriera accademica sia in Italia sia negli Stati Uniti d'America, dove ha lavorato per lunghi periodi (1973-1992) presso le Università del Texas e dell’Oklahoma.
Parallelamente, in Italia è stato prima assistente, poi Professore Associato presso il Centro di Fisiologia Clinica e Ipertensione dell’Istituto di Clinica Medica Generale e Terapia Medica dell’Università di Milano.

Extraordinary Professor in Medicina Interna del Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Stellenbosch.

Honorary Professor presso il Dipartimento di Medicina e membro del Comitato Scientifico del Cape Heart Institute.

  • Morte cardiaca improvvisa; 
  • canalopatie, con particolare attenzione alla sindrome del QT lungo; 
  • “morte in culla” o SIDS; 
  • sistema nervoso autonomo.

Ha dedicato gran parte delle sue  ricerche allo studio della relazione esistente tra sistema nervoso autonomo e le aritmie maligne.

Ha contribuito allo studio dei riflessi cardiaci, ha sviluppato il concetto dello squilibrio simpatico, ha studiato a lungo gli effetti fisiopatologici e l'efficacia terapeutica della denervazione cardiaca simpatica di sinistra e ha dato un contributo decisivo allo studio dei riflessi autonomici (sensibilità barocettiva) per l'identificazione dei pazienti che, sopravvissuti ad un primo infarto miocardico, sono ad alto rischio di morte improvvisa.

Negli ultimi 50 anni, ha studiato a fondo la sindrome congenita del QT lungo, definito le molteplici caratteristiche cliniche di questa malattia e fornito informazioni essenziali sugli effetti positivi a lungo termine della terapia anti-adrenergica. Ha contribuito all'identificazione dei difetti genetici che stanno alla base di questa patologia e fornito la prima dimostrazione di come pazienti affetti da sindrome del QT lungo possano essere trattati in modo personalizzato in base al loro particolare difetto genetico, identificando cioè la prima terapia gene-specifica per la sindrome del QT lungo.
Il Prof. Schwartz è considerato uno dei massimi esperti mondiali di questa particolare malattia e a lui spesso si rivolgono colleghi da varie parti dell'Europa e del mondo per sottoporgli pazienti che si sono dimostrati refrattari alle cure cui sono stati sottoposti nei loro paesi d'origine.

Nel 1976 ha ipotizzato che alla base di alcune di quelle che comunemente vengono definite “morti in culla” o SIDS (Sudden Infant Death Syndrome) ci potesse essere un’alterazione simile a quella che caratterizza la sindrome del QT lungo. Per verificare questa correlazione ipotetica tra prolungamento dell’intervallo QT e SIDS ha condotto uno studio prospettico basato sulla registrazione di un elettrocardiogramma standard in 34.000 bambini di 3-4 giorni, dimostrando in modo inequivocabile che un allungamento dell’intervallo QT nella prima settimana di vita costituisce un importante fattore di rischio per la SIDS. Nel 2000 e nel 2001 il Prof. Schwartz ed il suo gruppo di ricerca hanno fornito la prima dimostrazione del collegamento molecolare tra SIDS e LQTS. Queste scoperte confermano le conclusioni dello studio prospettico di cui sopra e ribadiscono l’importanza di uno screening elettrocardiografico neonatale, che certamente contribuirebbe al riconoscimento precoce di alcune delle possibili future vittime di SIDS.

Nel gennaio 2007 ha fornito l’essenziale quantificazione del rapporto tra SIDS e sindrome del QT lungo. In uno studio cooperativo con ricercatori norvegesi effettuato sul DNA di oltre 200 vittime di SIDS, ha dimostrato che oltre il 10% di queste morti avviene in lattanti con mutazioni sui geni della sindrome del QT lungo.

La sua attività scientifica è stata finanziata dai National Institutes of Health degli Stati Uniti per oltre 40 anni, dal 1974 al 2017, senza soluzione di continuità. Attualmente è responsabile di numerosi ed importanti progetti internazionali di ricerca in ambito cardiovascolare.

La sua produttività in ambito scientifico è testimoniata da oltre 1550 pubblicazioni su importanti riviste internazionali ed è stata riconosciuta dal conferimento di numerosi premi, ultimo dei quali il prestigiosissimo “Fondation Lefoulon-Delalande-Institut de France Prix scientifique dans le domaine cardio-vasculaire”, considerato per un cardiologo secondo solo al premio Nobel.

Sin dall’inizio la carriera del Prof. Schwartz si è sviluppata anche in ambito internazionale, dando vita a collaborazioni scientifiche con i colleghi delle Università del Texas e dell’Oklahoma che hanno portato a numerose pubblicazioni su riviste prestigiose.

Nel 1979, insieme al collega Arthur Moss dell'Università di Rochester, NY, USA, il Prof. Schwartz ha istituito il Registro Prospettico Internazionale sulla sindrome del QT lungo, con l’intento di definire la storia naturale e clinica di ciascun paziente in un periodo di follow-up della durata di 25 anni, di valutare l'efficacia a lungo termine delle diverse terapie e di stabilire il rischio di sincope tra i consanguinei dei pazienti sintomatici. Il Registro è in attività da 37 anni e ha dato un contributo enorme per la conoscenza della sindrome del QT lungo.

Attualmente il Prof. Schwartz collabora con numerosi colleghi in tutto il mondo. In particolare, negli Stati Uniti con il Prof. Joseph Wu della Stanford University con cui condivide la leadership di un progetto di ricercafinanziato dalla Fondation Leducq; in Europa con il Prof. Wilde dell’Università di Amsterdam per il network ERN GUARD-HEART e con il Dr. Hanno Tan, sempre dell’Università di Amsterdam, capofila del consorzio Horizon 2020 “ESCAPE-NET”; in Sud Africa  con la Prof.ssa Karen Sliwa ed i Prof.i Mpiko Ntsekhe e Ntobeko Ntusi dell’Università di Cape Town.

1999 - 2000: Presidente della Società Italiana di Cardiologia.

Fellow delle seguenti Società Scientifiche:

  • Fellow, American Heart Association and the Council on Clinical Cardiology
  • Fellow, American College of Cardiology
  • Fellow, Heart Rhythm Society
  • Fellow, European Society of Cardiology
  • Fellow, European Heart Rhythm Association
  • Fellow, Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione

Membro dell’Editorial Board di Circulation, European Heart Journal, Heart Rhythm, Europace e di altre riviste in ambito cardiologico.

Dal 2016 al 2019 Deputy Editor dell’International Journal of Cardiology.

Dal 2017 al 2020 International Associate Editor dell’European Heart Journal.

Dal 2020 al 2022 Associate Editor for Genetics dell’European Heart Journal.