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Sovraesposizione dei bambini agli schermi di tablet e smartphone

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Pubblicato il 27/10/2020 - Aggiornato il 10/04/2024

Prof. Giuseppe Riva

Direttore Laboratorio sperimentale ricerche Tecnologiche Applicate alla Neuropsicologia

In collaborazione con Letizia Palmisano (giornalista).

IL RAPPORTO DEI BAMBINI E DEGLI ADOLESCENTI CON LA TECNOLOGIA DIGITALE

Trovare una casa senza smartphone, tablet o computer è oggi un'impresa rara.

La tecnologia digitale è entrata da più di 10 anni dalla porta principale nelle nostre abitazioni. Diventati oggetti di uso comune, sono da tempo anche nelle mani di giovani e di giovanissimi.

Meno costosi di una tata e a portata di mano al ristorante, spesso sono la “soluzione” per concedere ai genitori del tempo. Tempo che però ha finito in molti casi per dilatarsi al punto che molti, già da bambini, passano ore e ore incantati di fronte ai monitor.

COSA DICONO GLI STUDI SCIENTIFICI

Numerosi sono gli studi realizzati e quelli in corso, forse meno noti i dati al grande pubblico. Il canale ARTE ha reso disponibile, anche in italiano, il documentario “Crescere davanti a uno schermo”, che racconta l’impatto della tecnologia sul cervello dei più giovani.

Il documentario fa emergere i rischi da sovraesposizione agli schermi di bambini e adolescenti.

Secondo quanto documentato, i pediatri stanno osservando nei bambini piccoli esposti a televisione, smartphone o tablet disturbi comportamentali e dell’apprendimento: frustrazione, rifiuto dei limiti, ritardo del linguaggio.

Tra gli adolescenti la presenza degli “schermi” e le pratiche digitali si moltiplicano con l’uso massiccio di social network e videogiochi, portando anche alla dipendenza da videogiochi.

Al contempo è importante rilevare come queste tecnologie siano talmente diffuse nell’uso quotidiano, che sia impossibile, e forse non opportuno, escluderle del tutto dalla vita di bambini e ragazzi.

Per capire di più sui rischi e sui punti di equilibrio, abbiamo rivolto alcune domande al Prof. Giuseppe Riva, Direttore del Laboratorio di Tecnologia applicata alla psicologia di IRCCS Auxologico e dello Human Technology Lab all'Università Cattolica del Sacro Cuore, che si occupa dello studio e della creazione di nuovi modelli organizzativi e clinici basati sull’uso innovativo delle nuove tecnologie.

COSA È CAMBIATO NEGLI ULTIMI ANNI NEL RAPPORTO TRA BAMBINI E TECNOLOGIA?

Fino all’avvento dei primi smartphone, quando si parlava di bambini e screen-time, ovvero del tempo passato su uno schermo, ci si riferiva solamente alle televisioni.

Se in casa i computer erano a portata di mano, è anche vero che - senza nozioni di base, soprattutto lettura e scrittura - era impossibile usarli.

Nel momento in cui sono arrivate tecnologie “touch”, è cambiato radicalmente il rapporto tra bambini e tecnologia. Per i piccolissimi, il cartone che prima era visto in TV passa su YouTube. Dopo qualche anno poi arriva la scoperta delle app.

Come racconta bene il documentario “Crescere davanti a uno schermo” - che dà un quadro fedele di ciò che accade, anche in Italia - i bambini oggi passano moltissime ore - due o tre al giorno sono la norma - con tablet e smartphone già in età prescolare.

QUALI SONO GLI ANNI PIÙ CRITICI?

Quando i bambini hanno tra i 2e i 3 anni, ovvero prima dell’ingresso alla scuola materna. In questa fascia d’età solitamente si mette in mano ai bambini il device in quei momenti in cui non si riesce a stare dietro al bambino, a portarlo al parco ad esempio, o per farlo calmare in alcune situazioni.

Da quel che oggi sappiamo, 1 bambino su 2 in Italia ha già usato queste forme di tecnologia prima dei 2 anni, 1 su 5 anche prima dell’anno di vita, quindi quando ancora non ha iniziato a parlare. Ciò può comportare una serie di problemi cognitivi.

COSA ACCADE AL CERVELLO DI UN BAMBINO?

Un bambino di neanche un anno spesso non sa parlare ma sa già utilizzare uno smartphone. In questa fase della crescita, però, per lo sviluppo dell’intelligenza, la dimensione linguistica riveste un ruolo fondamentale.

Se il bambino impara a usare queste tecnologie prima di iniziare a parlare, il rischio è quello di focalizzare la conoscenza sul qui-e-ora dello stimolo specifico piuttosto che sulle relazioni tra oggetti e la loro persistenza al di fuori del momento immediato di interazione.

Il mondo del tablet rimanda al modello stimolo-risposta, a qualcosa di astratto, di ben diverso rispetto a qualcosa di concreto come pensare ad esempio a un bicchiere.

Con l’utilizzo precoce e massiccio di queste tecnologie, quindi, cambia il modo di organizzare la conoscenza del bambino in maniera così radicale che si modifica la strutturazione della massa bianca del cervello e si possono avere alterazioni in aree fondamentali per lo sviluppo del linguaggio, delle capacità di alfabetizzazione e delle funzioni esecutive.

Si stanno registrando infatti molte segnalazioni da parte dei docenti delle elementari che registrano la crescita del numero dei casi di dislessia, e in generale di problemi del linguaggio e nella lettura.

Si riduce poi la capacità concentrazione ma anche quella di attendere. Con il tablet si sviluppa il modello stimolo-risposta. Con il linguaggio posso parlare di cose che potrei non avere di fronte (posso parlare di un bicchiere anche se non ce l'ho davanti agli occhi). Col tablet o lo smartphone invece si agisce immediatamente.

Tutto ciò ha un impatto negativo anche sulle capacità di lettura che obbliga il soggetto a convertire le parole in un concetto. Tutto ciò richiede un processo di astrazione che il tablet non prevede e il tutto viene vissuto come sforzo cognitivo da parte del bambino. Si lede la sua capacità di concentrazione.

COSA VUOL DIRE "RIDOTTA CAPACITÀ DI ATTESA"?

Le pause nella vita di un bambino sono importanti. Se non si dà loro la possibilità di viverle, si creano dei momenti di vuoto e il bambino soffre.

Pensiamo a quando le famiglie vanno al ristorante. Anche dove il servizio sia veloce, ci sono sempre quei 5 o 10 minuti di attesa. Il bambino abituato al modello stimolo-risposta, diventerà irrequieto perché in lui l’attesa genera un vuoto.

I genitori quindi cosa fanno? Portano con sé il tablet per riempire il “buco”. Solo che questa “coperta di Linus” avrà come conseguenza il far legare ancor di più il bambino alla tecnologia, quando invece sarebbe fondamentale coltivare nel piccolo la capacità di aspettare.

COME DOSARE QUESTI STRUMENTI?

La scoperta di queste tecnologie non deve essere precoce: mai prima che vadano all’asilo.

Inoltre - cosa molto rara - sarebbe opportuno che il bambino usasse il device sotto il controllo di qualcuno con il quale fare insieme le attività, magari attraverso le app dedicate. Ve ne sono molte con giochi adatte all’età dei giovanissimi. Ad esempio quelle che lo aiutano a immedesimarsi nel far finta di cucinare, fare la spesa, di fare il genitore: sono tipologie di gioco che si posso fare con le bambole o con il tablet.

Attenzione però, vi è comunque un problema dei tempi: se gioco a fare la mamma dal vivo posso farlo per ore, col tablet no.

COME SOTTRARRE UN TABLET A UN BAMBINO?

L’ideale è fissare un limite esterno, come ad esempio il suono di una sveglia. È infatti molto più efficace rispetto al “basta” detto dal genitore che solitamente fa scattare nel figlio il tentativo di negoziare...

EFETTI NEGATIVI SUGLI OCCHI

Un altro fondamentale aspetto legato all’uso di questi videoterminali da parte dei più piccoli è la possibilità che insorgano effetti negativi sulla salute dell’occhio e sulla vista a seguito di una esposizione prolungata.

Gli occhi davanti al videoterminale sono, infatti, sottoposti a un continuo lavoro di messa a fuoco di immagini e parole che riduce la frequenza di ammiccamento (istinto di battere le palpebre). 

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